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PIAZZI E MICHEL ANGELO MONTI. | 119 |
«e piacemi rammentare le opere del grande Astigiano, e tra queste specialmente la Tirannide, per addimostrare quanto alti fossero e vigorosi i di lui intendimenti, e com’ei non si peritasse in quei tempi di dubbi e di sospetti imprimere nel nostro animo giovanile l’amore della libertà, e l’odio alla tirannia.1»
Ne’ colloqui famigliari, facile, allegro e apertissimo, tanto che sarebbesi potuto dire peccasse talora persin d’imprudenza. Il Gallo, amato di paterno affetto dal Piazzi, al quale — com’e’ stesso confessa — deve i felici risultamenti della sua carriera, e cui, sebben giovinetto, volea commensale fra’ più dotti uomini di Sicilia, così ci scriveva: «Il Piazzi era vivacissimo ed irritabile come un poeta; ed io una volta scherzando nello scorgerlo impazientito col suo amicissimo p. Michel Angelo Monti, mio maestro d’oratoria e poetica, di carattere freddo e pacato, gli dissi: «In questo momento scorgo l’astronomo in Monti e il poeta in Piazzi.» Ne risero amendue, e Piazzi, rivolto al Monti, soggiunse: «Ma non vedi, che anche il tuo scuolaro ti dice, che hai nell’anima il gelo delle Alpi?2» Monti invero era un poeta classico, di squisitissimo gusto,
- ↑ Lettera di G. Cacciatore, Direttore dell’Osservatorio di Palermo, a B. E. Maineri, pubblicata la prima volta per intiero dalla Valtellina di Sondrio, n.º 239, 27 gennaio 1866, anno VI.
- ↑ V. lettera di Agostino Gallo, diretta al teologo L. Guicciardi di Ponte e a B. E. Maineri, pubblicata dalla Valtellina, il 2 febbraio 1865, n.º 270.