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118 SUOI PRINCIPII.

losamente il deposito della scienza e delle arti, facendo di esse una specie inaudita di monopolio.»

Nè mutava o pensò d’infingere questi suoi sentimenti allora che la setta esizievole fu ristabilita in Sicilia; ecco un fatto che spiega per bene il carattere. Erasi insinuato presso di lui un padre gesuita; il Teatino, ch’era uomo da non bere grosso, trova tosto il modo di levarsi d’attorno il visitatore importuno. Che fa? prende il volume dell’opera sua anzidetta, lo apre appunto colà dove parlava dell’abolizione dei Gesuiti, e porgendolo al rugiadoso padre, così per dargli una proficua occupazione, lo pianta lì su due piedi, passando in altra stanza. La lezione fu intesa, e il seccatore venne allontanato per sempre.

Per questo i Gesuiti se la legarono al dito, al solito vendicatori implacabili. Onde, venuto il destro, osarono con sottili arti rappresentarlo al Pontefice come miscredente, e questi, che ben lo conosceva, non diede molto peso all’iniqua calunnia, e per sola formalità ne mandava la denunzia a monsignore Gravina, arcivescovo di Palermo, che non le diede corso.1

Nè basta; a conoscere meglio tempra d’animo ch’egli aveva, è ben sapere che, a misura de’ progressi che i suoi più valenti discepoli facevano negli studi, soleva dare preziosi ricordi di libri e di classiche opere, da lui sollecitamente tratti dalla sua piccola libreria;

  1. Tale denunzia trovasi oggidì in mano del cav. Agostino Gallo, che l’ebbe dagli eredi di monsignore.