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CARATTERE DI PIAZZI. 117

mai ad alcuna lusinga non piegasse, e sempre l’onesto più dell’utile fosse dell’opere sue e de’ suoi pensieri l’oggetto.» Pur, bene a fondo osservando, oltre l’ingiustizia acerba, e’ non agguantavano giusto, più fisicosi all’esterno, che dell’intimo conoscitori, del quale non giudici competenti, perchè non a lui benevoli, non amici, nè osservatori imparziali. Del resto astronomo era, cioè uomo tutto inteso a scienza, per la quale potrebbesi dir ch’e’ vivesse; ed era teatino, anzi tanto degnamente conforme allo stato negli usi, che mai ne volle depor l’abito, sì, che non di titoli o di qualsivoglia altro onorifico appellativo e’ si piaceva, solo altero e compiacevolmente soddisfatto di sentirsi chiamare: «Padre Piazzi.» E se frate — si noti bene — non gesuita, anzi tutt’altro che fautore di questi, come vuolsi chiarire a delinearne meglio la fisionomia morale ed il carattere.

Nella dedicatoria a Ferdinando, affermò con severo coraggio, tra le azioni generose che raccomandavano quel monarca alla posterità, essere principalissime l’abolizione del Sant’Uffizio e dei Gesuiti. «L’ignoranza, — scriveva — l’orgoglio e l’invidia per una parte, sotto larva mentita di zelo religioso, sedenti in cattedra d’illegittima autorità, si opponevano inesorabili a’ progressi dell’umana ragione, alla propagazione, anzi alla ricerca delle più utili verità. Per altra parte, un nuovo genere di dispotismo, inteso a dominare con lusinghiera scaltrezza gl’intelletti ed i cuori, avevasi usurpato e custodiva ge-