Pagina:L'asino d'oro.djvu/91


libro quarto 75

gli ortaggi, accortosi di sì gran danno, con un buon bastone se n’era corso alla volta mia, e giuntomi alla sprovvista mi diede tante bastonate, ch’e’ fu presso che per ammazzarmi; e avrebbemi finito certamente, se io, savio ch’io fui, non mi fussi aiutato da me stesso: imperocchè, mostro i ferri all’aria, gli diedi co’ piedi di dietro parecchi coppie di calci così bene, che io lo distesi per terra come morto. E andandomene poscia costa costa per un monte ivi vicino, mi era liberato da quella furia; se non che una certa donna, la moglie sua, come più tosto s’accorse del fatto, scesa d’un monte dov’ella era, correndo se ne venne da lui; e a cagione, per compassion di lei, mi procacciasse la presente rovina, invitò tutti i villani dintorno contro a di me colle sue strida: i quali chiamati i lor cani, e, acciocchè e’ venissero con maggior rabbia a divorarmi, aizzatigli da ogni canto, me gli mandarono addosso. Allora io, senza dubbio alcuno vicino alla morte, veggendo tanti cagnacci, e così grandi e così fieri, che non avrebbero avuto paura nè degli orsi nè de’ leoni, incrudelirsi ognor vie più contro di me per le lor grida,