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libro terzo 67

poi levatasi in aria, si mise a volo per lo cielo. Ma a me, non incantato da parole alcune, ma rimasto immobile per così fatta maraviglia, pareva esser ogni altra cosa che Agnolo, e fuor di me attonito e balordo vegghiando sognava; perchè stropicciatomi più volte gli occhi, guardava pure con diligenza se io dormiva: pur finalmente ritornato ne’ sensi, presa la mano di Lucia, e accostatamela agli occhi, dissi: deh sia contenta, che io te ne prego, mentre che ne è concessa l’occasione, ch’io fruisca un singolar frutto della tua affezione, e fammi parte d’un poco di quella stessa unzione: io te lo chieggo per coteste tue mammelle, la mia dolcezza; e con questo irremunerabil beneficio obbligati in perpetuo questo schiavo, e fa di grazia, che io possa colle piume fruir teco, come fe Giove con Leda, gli amorosi desiderj. Ah così mi tradisci, diss’ella, il mio amante, e fa’ mi da me stessa colla mia asce percuotere nelle mie gambe? Dunque vuoi ch’io conservi il mio amore per le meretrici di Bologna? E dove ne andrei ricercando, posciachè egli fusse divenuto uccello? Quando lo rivedrei io? Allora io la risposi: Rimuova Dio così