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52 dell'asino d'oro

sato adunque il romore per quella guisa, io me ne accostai a casa, e chiamata Lucia, che subito mi aperse l’uscio, tutto sudato e tutto trambasciato me n’entrai dentro; e stracco, come chi avea combattuto con tre ladroni, in iscambio della occisione di Gerione, prestamente entrato nel letto, subito mi addormentai.


LIBRO TERZO


Già aveva la rosseggiante Aurora preso in mano le cerulee briglie de’ suoi rosati corsieri, e con allegrezza di tutti i mortali se ne cavalcava per lo cielo; e già la notte, toltomi dalla sicura quiete, mi rendeva al chiaro del giorno; quandochè la ricordanza dell’omicidio della passata notte mi aveva di mille mali pensieri ingombrata la mente: laonde tirate a me le gambe, e aggavignate le ginocchia colle intrecciate mani, sedendomi in sul letto sopra dell’anche, piangeva amaramente: e già mi pareva veder la Corte circondarmi, e già mi avvisava d’essere imprigionato: già ascoltava la crudel sentenza condennantemi alla morte; e già m’immaginava avere il manigoldo dintorno: e diceva meco medesimo: chi sarà quel giudice cotanto mansueto, cotanto amico, cotanto pieghevole, il quale possa liberare uno che sia macchiato nel sangue di tre cittadini? questo è adunque quel viaggio il quale volea quell’ostinato astrologo che m’avesse a esser così glorioso? E mentre che io, con queste e simili altre parole, a caldi occhi piangeva le mie disavventure, io udii intorno all’uscio un gran romore; e in quello che io ascoltava che ciò potesse essere, tutta la casa ad un tratto s’empiè di birri; e due di loro di comandamento del bargello messomi le mani addosso, senza ch’io facessi difesa alcuna, allora allora me