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50 dell'asino d'oro

non restaron mai di chiamare il mio nome, sintanto che le fredde mie membra obbedissero alle lor voglie: per la qual cosa costui vivo veramente, ma morto nel sonno, avendo il medesimo nome, senza sapere altro, rizzato al suono del nome suo, ancor dormendo, così come fanno l’ombre, ancorchè le porte fusser diligentemente serrate, se ne andò fuori per un picciol pertugio; e quivi gli fu tagliato il naso e gli orecchi, e in mia vece sopportò così brutto macello: ed a cagion che nulla mancasse a questo inganno, formando un poco di cera in quella guisa che erano le troncate parti, a misura gliene rappiccarono: e ora si sta qui il poverello annoverando il pregio della sua non industria ma del suo sminuimento. Impaurito io adunque per così fatte parole, desiderando chiarirmi s’egli diceva il vero, mi volsi pigliare il naso, ed egli mi cadde: volmisi toccare gli orecchi, ed egli se ne vennero: e mentre che colle dita e colle fise guardature io era per così fatta maraviglia notato da tutti i circostanti, e ognun crepava delle risa del fatto mio, divenuto tutto pieno d’un sudor freddo, me ne scampai il più tosto potei fra i piedi di quelle brigate; e trovandomi poscia e sanza orecchie e sanza naso, e così ridicolo, non mai poscia mi diede il cuore di ritornare a casa mia. Come più tosto Ambrogio ebbe finita la sua novella, le brigate, piene di vino, di nuovo si risolvevano in riso soverchio liberale; e non restando contuttociò di chieder da bere, Laura voltò il suo parlare verso di me: Domani è il solenne giorno nel quale furono gittati i primi fondamenti di questa città, nel quale noi con allegre e gioconde feste ci sforziamo ogni anno far grande onore all’affetto del Riso, e sempre cerchiamo nuova materia d’aver donde ridere e rallegrarci tutto quel giorno: la tua presenza ce lo farà ancor parere vie più allegro: e Dio voglia che tu ritrovi qualche cosa piacevole da te stesso in onor del lieto giorno. Bene sta, diss’io allora, e’ sarà fatto la tua voglia: e nel vero io vorrei ritrovar qualche cosa,