vino che si viene a profferire; beiamocelo oggi tutto, acciocch’egli ci lievi la pigrizia della vergogna, e faccici forti e animosi alla battaglia: questa vettovaglia non avea già d’altro mestiero, acciocchè in quella notte dove il sonno ha da aver bando, e la lucerna sia piena d’olio, e ’l bicchiere di vino. Il resto del giorno noi lo demmo a lavarci prima, e poscia alla cena. Perciocchè essendo stato chiamato alla buona cenerella del mio Petronio, sì io v’andai, guardandomi il più ch’io potea dagli sguardi della mogliera; come quegli che mi ricordava degli avvisi della mia Laura: e non altrimenti volgea gli occhi nel volto suo, ch’io mi avessi fatto nel profondo pelago dell’inferno; ma riguardando continuamente Lucia, che ne servia a tavola, mi ricreava nel volto suo. Era già venuta la sera, e Bertella, guardando nella lucerna, disse: Oh come ben pioverà domani! E domandandola il marito della cagione, ella rispose: L’ho saputo dalla lucerna. Della qual cosa ridendosi Petronio, replicò: Veramente noi diam le spese ad una gran Sibilla, pascendo questa lucerna, che d’in sul lucerniere riguarda le faccende del Cielo, e conosce i segreti del Sole. Perchè io sottentrando a questi ragionamenti, dissi: Questi sono i primi sperimenti della divinazione; e non è da maravigliarsene, perciocchè, avvegnachè questo focherello sia picciolo, e fabbricato da umana operazione, egli è ricordevole di quel maggiore e celeste Sole, come d’un padre suo, e puocci annunziare quello che si avesse a far nella sommità dell’aria per divino presagio: perciocchè appresso di noi in Firenze, un forestiero indovino per picciol pregio profeta pubblicamente cose miracolose della disposizion del Cielo, e segretissime: e quando è ben menar moglie; se allora si può cominciare un edificio o qual tu vuoi altra faccenda; se è buono mettersi in viaggio; se fa a proposito entrare in mare, o fare altre così fatte cose. E dimandandogli io dell’esito di questo viaggio, ei mi disse cose mirabili, e di varie ragioni; e che io ne avea da acquistare