cacciar di mano a un pescatore. La qual cosa udendo egli, subito mi prese per mano, e rimenatomi in piazza, disse: Da quale di costoro hai tu compero questo marame? Perchè io mostrogli un vecchierello, che si sedeva là in un cantone, egli subito per autorità di magistrato riprendendolo agramente, gli disse: Oggimai voi non riguardate più in viso ad alcuno? e così trattate gli amici nostri come i nimici? e così vendete a’ forastieri, come a’ terrazzani? Perchè vendete voi così caro questi pesciuoli, e riducete il fior delle città di Lombardia a una carestia così grande, come se noi fussimo in qualche luogo strano? io ti farò ben io veder come al tempo mio si gastighino i cattivi. E mentre che egli diceva queste parole, gittatomi la sporta in terra, comandò a uno di quei suoi straordinari, che saltandovi su co’ piedi, tutti gli calpestasse; e soddisfatto il mio messer Francesco per così aspra severità, confortandomi al tornarmene a casa, mi disse: Mi basta, il mio Agnolo, aver fatto questa vergogna a questo vecchierello: e così dicendo, mi diede commiato. Veggendo io queste così fatte cose, stava tutto pieno di maraviglia, e quasi fuor di me, posciachè ’l severo consiglio del mio valente Francesco mi aveva fatto rimaner senza cena e senza danari: nè sappiendo altro che farmi, me ne andai alla stufa; e lavato ch’io fui, a casa me ne tornai. Ed entrato ch’io fui in camera, eccoti venire la fanticella, e dirmi: Petronio ti addomanda. Ma io che mi era accorto della sua strettezza, negava di voler andare, scusandomi col dire che io giudicava esser molto più a proposito, a rimuovermi la stanchezza del viaggio, il dormire, che la cena. Avuto ch’egli ebbe questa risposta, e’ venne egli in persona in camera, e presomi per mano, con ogni sforzo s’ingegnava di menarmi a cena. E mentre che io stava pur forte, e più modestamente che io poteva negava il volervi andare, egli disse giurando: Io non mi partirò mai di qui fino a tanto che tu non venga con esso meco. Perchè, ancorchè mal volentieri io gli fussi obbediente,