Pagina:L'asino d'oro.djvu/42

26 dell'asino d'oro

che ne bisognano. Io m’assisi; ed egli seguitò: Benchè la tua grata presenzia e cotesta tua gentil vergogna dimostrassero che tu se’ nato d’onoratissimo padre, dotato di gentilissimi costumi; nientedimeno il mio Silvio mi significa il medesimo colle sue lettere: e però io ti priego, che tu non abbi a schifo la piccolezza di questa mia casetta, la quale sarà presta a tutti i tuoi piaceri. Ecco là quella cameretta: quella sarà il tuo ricetto assai ragionevole: fa che tu stia volentieri con esso noi, perciocchè, oltre a che tu farai più gloriosa la mia casa con degnarla, tu ne acquisterai pregio d’umanità, essendo contento di così picciolo tugurio; e imiterai la virtù di quel Teseo, il quale non disprezzò l’albergo d’Ecale vecchierella. E chiamata la fante, disse: Lucia, piglia la valigia e le bolge di questo ospite, e serrale là entro in quella cameretta; e poi va nella dispensa, e arreca prestamente due limoni per istropicciarlo, e gli sciugatoi per rasciugarlo, e l’altre cose che fanno di bisogno intorno a ciò; e mena il mio ospite alla più pressa stufa che ci sia, chè io so che per la lunghezza della strada, oltre a ch’ell’è molto fastidiosa, egli dee essere assai bene stracco. Avendo