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libro primo 19

vivendo a me medesimo, e rinato dopo la morte mia, o per dir meglio col capestro al collo, diceva intra me medesimo: che diavol sarà di me, come le brigate vedranno domattina svenato costui? chi crederà, ch’io gli dica cose verisimili, narrandogliele vere? Almanco avestù chiesto aiuto, se tu sì fatto uomo non ti sapevi contrapporre a una donna: dinanzi agli occhi tuoi è ammazzato un uomo, e tu stai cheto? perchè non amazzarono te ancora in così fatto latrocinio, in così grande crudeltà, almanco perciocchè tu non rivelassi questo misfatto? quale è la cagione ch’elle ti han perdonato? adunque, posciachè tu hai scampato la morte, torna a morire. Io medesimo replicava meco queste parole: e perchè già s’inchinava la notte verso l’aurora, perciò mi parve meglio, anzi che si facesse giorno, partirmi quindi ascosamente, e andarne volando in altra parte. Perchè pigliando le mie bazzicature, misi le chiavi entro all’uscio per aprirlo: e quella venerabil porta, la quale si era la notte spalancata da per lei, allora con gran fatica, e col farmivi voltare entro un pezzo la chiave, si volle aprire. Avendo finalmente aperto, io me ne andai in capo di scala per chiamar l’oste: olà, dove se’? fa tuo conto, e aprimi la porta ch’io me ne voglio andare anzi ch’egli apparisca il giorno. Sentendomi il portinajo, che giaceva per terra appresso l’uscio della stalla, così gridare, tutto sonnacchioso: e che diavolo vai tu farneticando a quest’ora? non sai che le strade non sono sicure? dove vuo’ tu andar testè nottolone? e se tu hai qualche grandissimo peccato addosso, che tu ne vogli far penitenzia, noi altri non aviamo capo di zucca, che noi vogliamo morir per te. E’ non istarà molto rispos’io a farsi dì. Ma che domin posson torre i ladri a un viandante povero, come son io? Or non sa’ tu, pazzo che tu se’, che s’e’ fusser dieci assassini, ch’eglino non mi potrebbon rubar il mantello? Allora colui, sepolto e nel vino e nel sonno, voltosi sull’altro canto, e sbadigliando, e prosternendosi, disse: sta pure a vedere