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16 dell'asino d'oro

gran fatica, essendo già addormentato, russava gagliardamente; laonde io chiuso l’uscio, e messo il chiavistello entro agli anelli, e per più sicurtà disteso il letto sopra la porta, mi vi posi su a dormire. E per la paura grande che mi era entrata addosso, io stetti in quel principio un gran pezzo, innanzi che io mi potessi addormentare; pur poi oltre alla mezza notte io velai così un pochetto l’occhio. E appena mi era addormentato, ed eccoti un fracasso assai maggiore, che se fussero stati assassini; le porte furono aperte, anzi splancate, le soglie rotte, gli stipiti fracassati, gli arpioni cavati de’ gangheri; e ’l letto, che da sè medesimo, per esser picciolo, e con piè manco, stava in tentenne, mosso da così gran rovine, cascò per terra; e nel cadere, io restai di sotto rinvolto e ricoperto come un fegatello. Allora io mi accorsi che gli affetti si destano negli uomini alcuna volta per contrario movimento; perciocchè come spesso per una grande allegrezza noi veggiamo venir giù le lagrime a ciocche, similmente io tra così gran paura non potei tener le risa, veggendomi d’uomo fatto una testuggine: così prosteso per terra rimirava così sott’occhi che fine avesse aver questa sì subita rovina. Io scorsi due donne assai ben oltre di tempo, delle quali una teneva una lucerna accesa e una spugna, e una spada ignuda l’altra; e posciachè con