due miei padroni, comandò ch’e’ fusse lor dato due volte il doppio di quello ch’e’ mi avevano comperato: e toltomi per suo servidore, mi consegnò ad un suo carissimo, e molto caldamente me gli raccomandò; il quale e per sua buona natura, e per fare cosa grata al padrone, assai umanamente mi nutricava; e per meglio guadagnarsi la grazia sua, cercava accrescendo le mie arguzie di accrescere i suoi piaceri. E la prima cosa, egli m’insegnò stare a sedere a tavola come le persone, fare alle braccia, saltare, andar diritto in su’ piè di dietro; e quello che pareva ad ognuno maraviglioso, egli m’insegnò usare i cenni in luogo delle parole, e che quello ch’io voleva e quello ch’io non voleva bere, che col muover d’un ciglio io facessi intendere al mio Ganimede che mi porgesse il vino. Ed io agevolmente apparava tutte queste cose, come colui che le avrei sapute fare sanza maestro, se io non avessi avuto timore che se da me in guisa d’uomo io avessi portato il mio asino, molti stimandomi per cosa mostruosa e contra natura, non mi avessero fatto pasto delle fiere e degli uccelli. Già era sparsa la fama delle