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238 dell'asino d'oro

contro ad ogni debito di ragione voi condenniate questo povero giovane alla morte, e che costui, schernito il vostro tribunale, se n’esca libero sanza danno alcuno e senza pena; e darovvi al presente così evidente argomento, che egli non ci fia che replicare. Voi avete dunque a sapere, che volendo questo pertinace scellerato, come già vi ho detto, che io il provvedessi di quel veleno, nè mi parendo che egli fusse convenevole ad un buon medico esser cagione della morte di veruno, come quegli che sapeva che la medicina era stata per salute e non per danno dell’umana generazione dimostrata agli uomini dal cielo; e dubitando, come eziandio di sopra vi ho accennato, che se io così subitamente gliel negava, che la inopportuna repulsa non lo facesse o cercare altrui, o a ferro o a cosa peggiore volgere il pensiero; io gli diedi non veleno, ma una pozion di mandragola, che fa dormire sì profondamente, che mentre che dura la di lei operagione, colui che l’ha presa non diviene altrimenti che se fusse morto. Nè vi maravigliate, che questo empio di tutti gli empj sopporti così leggiermente ogni martoro; imperocchè egli non è così fuori di cervello, che e’ non consideri, che la morte che egli per la sua indicibile ribalderia ha meritato, dee esser tale, che tutti i martirj che voi gli avete dato, sono appo quella e dolci e leggieri: e però se quel fanciullo ha preso la pozione, che io colle mie mani ho temprato, egli vive, e si riposa, e dorme; e come più tosto la fortezza della natura avrà discacciato la folta nebbia di quel sonno, la nostra luce di nuovo bella come prima gli apparirà: ma se egli è morto davvero, ricercate d’altronde la cagione, nè dubitate che costui ne sia stato il mezzano.

Dette che ebbe queste parole il pietoso vecchione, e’ parve a tutti, che egli fusse, sanza indugiar niente, da andare al luogo dove era sepolto il giovane, per chiarirsi di questo fatto: nessuno del palazzo, nessuno gentiluomo, nessuno della minima plebe rimase, che non andasse a veder così fatto miracolo. E giunti ch’e’ fu-