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libro nono 225

almeno non fusse stato così infelice il suo ritorno! Imperocchè mentre amendue noi così addolorati ce ne venavamo, egli ci si fece incontro un certo uomo grande, secondochè l’abito e la presenza dimostravano, soldato; e con una voce arrogante e’ dimandò il mio padrone, dove egli menasse così voto quello asinello. Ma egli, che ancora attonito per la passata sciagura, e in oltre non intendeva troppo bene il suo linguaggio, perciocchè colui parlava francioso, se ne passava senza dir niente. Laonde il soldato, preso sdegno, perch’e’ non rispondeva, nè potendo affrenar la sua naturale insolenza, dandogli così una spinta, e gittatolo da cavallo, più arrogantemente che prima soggiunse: Villan poltrone, tu non vuoi dirmi dove tu meni cotesto asinello? Perchè l’ortolano scusandosi ch’e’ non gli aveva risposto per non intendere il suo linguaggio, e il meglio ch’e’ sapeva raccomandandosegli, gli disse che andava alla città. A cui seguitò il soldato: Bene sia: io ne ho un poco di bisogno: imperocchè io ho a far vettureggiare certe robe del mio capitano insieme con molte altre bestie, che sono in castello qui vicino. E detto fatto, gittatemi le mani alla cavezza, mi voleva tirare inver lui. E quel poverello, nettandosi ancor colle mani il sangue d’una ferita che egli si aveva fatta cadendo, a più potere gli si raccomandava, e pregavalo, che per lo amor di Dio e’ lo lasciasse andare; e che io era un asinaccio, che non poteva la vita, e cadeva ad ogni passo, e che avea sì fatta l’ambascia, che appena poteva portare quattro mazzi di spinaci, e che egli era povero uomo, e non viveva d’altro; e mille altre cose così fatte. Ma accortosi alla fine che le parole giovavan poco, anzi gli facevan tuttavolta toccare qualche buon pugno, egli prese uno astuto e ultimo rimedio: e inginocchiatoseli a’ piedi, col mostrare di voler implorare la sua clemenza, abbracciatogli ambe le ginocchia, e’ lo prese per tramendue le gambe, e alzatolo così un poco all’aria, gli fece dare il più bello stramazzone in terra, che mai vedeste forse un’altra volta; e poscia monta-