Pagina:L'asino d'oro.djvu/24

8 dell'asino d'oro

da’ suoi Signori; e Fiorenza medesima sono la mia antica patria; perciocchè da Firenzuola, ma della più ricca e più orrevol famiglia di quelle contrade, discesero i miei antichi progenitori; ed in Firenze, essendo stato Pietro mio atavo, con auspicio di quello ammirando Cosimo, il quale fu meritamente Padre della Patria appellato, nel numero degli altri cittadini nacquero Carlo mio avolo e Bastiano mio padre in assai stato ed abbondanza de’ beni della fortuna. Il quale Bastiano fu sì caro colla industria, co’ costumi, e colla fede sua alla Illustrissima casa de’ Medici, che da Clemente VII Pontefice Ottimo Massimo fu dato ad Alessandro primo duca della Fiorentina Repubblica volontariamente per cancelliere della tratta de’ Magistrati di quella; nel quale ufficio egli si acquistò così la grazia di quel glorioso principe, ch’e’ vide sedere i suoi figliuoli ne’ più onorevoli magistrati. Io adunque di cotal tronco uscendo, trassi la materna origine da Alessandro Braccio, uomo nelle lettere Greche, e nelle Latine, e nella patria lingua, come la traduzione di Appiano dimostra, molto riguardevole: il quale, la mercè di Lorenzo il grande e del Magnifico Piero suo figliuolo, non solo fu fatto primo segretario di quella magnifica città, ma a diversi principi fu da quello mandato ambasciadore. Nato adunque di cotal seme in sì nobil patria, ivi consumai buona parte della mia adolescenza dietro agli studj delle buone lettere, sino che arrivato al sedicesimo anno, me n’andai entro alla nobilissima e giocondissima città di Siena, dove io attesi con mia fatica e senza alcun diletto alle mal servate leggi: le quali poi come padron di cause esercitai picciol tempo nella famosissima città di Roma. Laonde abbinmi ora coloro per iscusato, i quali io offendessi colla ruvidezza del mio rozzo stile, perciocchè il passare d’una in un’altra professione, non è altro che cangiar la propria forma e la voce in altrui. Nè mi sia imputato quello che racconta Cicerone, che fu imputato a un cittadin Romano, che si scusava, se non così bene soddisfaceva, uom Latino, scrivendo