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libro ottavo 185

imperocchè la furia di quelle crudeli bestie più si fa pigra per la molta luce. Ma quei ribaldi fuggitivi che noi conducevamo, per tema di esser seguiti, lasciando questo buono avviso, circa la mezza notte alla strada caricati ci condussero: io, per la paura dell’udito pericolo, quanto più poteva in mezzo della torma mi accostava, e tenendo la coda ristretta, mi pareva aver tuttavia nelle anche i denti degli affamati lupi. Maravigliavasi ciascuno della mia gagliardezza, e che carico essendo, l’andare de’ voti cavalli agguagliassi; ma non era questa gagliardia, anzi paura: così stimava io, quel Pegaso generoso cavallo essere stato imputato aver l’ali, per la tema de’ focosi morsi della Chimera. Que’ pastori che ne conducevano, in forma di battaglia s’erano armati, alcuni di lance, altri di acuti pali; tutti di sassi, che nella strada erano rotondi e copiosi, erano forniti; ma soprattutto di fiaccole accese risplendeva la nostra compagnia, nè altro ci mancava che una tromba a dimostrare una schiera armata da guerra. Così passammo questo timor vano, e incappammo in un altro daddovero: perciocchè i lupi non ci assalirono, forse smarriti dallo strepito della nostra moltitudine, o spaventati dalla luce del fuoco, ovvero ch’altrove fossero iti a procacciare: noi non vedemmo alcun lupo. Ma passando allato ad una villa, gli abitatori di quella, stimandoci ladroni, con molti gridi ci attizzarono addosso grandissimi cani; i quali con molta rovina ci assalirono, stracciando senza rispetto e gli uomini e le bestie, che spaventati, qua e là fuggendo, stramazzavano, non essendo ancora ben chiaro il giorno; e degli uomini e delle bestie fecero sì fatto macello, che era una compassione: eran giunti quei che si fuggivano, erano atterrati quei che stavano fermi, erano strambellati quei che eran per terra; finalmente egli non vi era scampo per persona. Nè sazia la Fortuna di tanto danno, anzi che questo restasse, ce ne scoccò addosso uno assai maggiore: imperocchè quei contadini che ci avevano ammessi i cani, e in su’ tetti delle lor case, e in sulla cima di certi col-