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libro ottavo | 183 |
trimonio; e la cecità, tua fedel compagna, senza mai da te partirsi, sarà perpetuo stimolo della iniquissima coscienza. - E avendo detto la giovane queste e altre simili parole, le quali il convenevole rancore e il giusto sdegno le sumministravano, preso un dirizzatoio d’acciaio, e fittolo per mezzo d’ambe le luci di Scannadio, lo dannò ad una perpetua notte. E in mentre che col non conosciuto dolore egli discacciava da sè e la crapula e il sonno, la giovane tutta infuriata, presa la spada, che fu già del suo marito, con essa ignuda, come una cosa pazza, si mise a correre per lo mezzo della città, e andossene al sepolcro del suo Lepolemo. Laonde a noi narrando, come il marito le fosse in sogno apparso, e qual vendetta del suo nimico avesse presa, sè stessa uccise, e fu col suo carissimo marito rinchiusa in una medesima sepoltura. Ma Scannadio, non molto dipoi conosciuto tutte le cose come erano passate, stimolato da doglia e da vergogna, volontariamente si morì di fame.
Così, piangendo e sospirando molto, riferiva il famiglio a quei contadini: i quali temendo la novità del mu-