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libro settimo 167

fatto, mi mostrò assai allegramente in sì crudel caso il volto suo, e per allora mi liberò da una certa e indubitata morte. Egli mi venne così in un tratto veduto una gran pozzanghera d’acqua, che era rimasta per una gran piova che era stata il dì davanti; perchè io, non aspettando a dir che c’è dato, spiccato un salto, subito mi vi cacciai dentro, e molto ben mi vi rivoltai: e in quella maniera spento il fuoco, e scarico della soma, scansai tanto manifesto pericolo. Ma quel temerario fanciullo disse ch’io era stato cagione di quel peccato, e affermò a tutti quei pastori, che passando volontariamente da un fuoco di non so che vicini, mi vi era lasciato ire su, e m’era abbruciato a bella posta: e voltosi poscia verso di me, e ghignando così un pochetto, aggiunse queste parole: E insino a quando darem noi le spese a questo cercafuoco? Nè gli bastò d’avermi ferito con così pugnente coltello; imperocchè egli non vi andò guari, che tendendomi una maggior trappola, egli mi fece cadere dentro, senza darmi ad assaporare il cacio: e questo fu, che vendute le legne ch’io portava, a certi vicini, e rimenatomi a casa vuoto, e’ cominciò a gridare, che egli non era appena arrivato, e dire ch’e’ non poteva più col fatto mio, e non voleva essere più mio vetturale; e continuando il gridare, diceva: Vedete voi questo pigro infingardo e più che asino? il quale, oltre all’altre sue poltronerie, mi mette ogni dì tra mille pericoli, e non trova donna alcuna, o vecchia o giovane ch’ella sia, per la strada, nè vede fanciulletto, che egli o non faccia allentare la soma, o non la faccia cadere, e tutto infuriato il gentile amadore non corra loro addosso, e non le arrovesci per terra; e biasciando, che par proprio che si stemperi dentro, non tenti la non mai più sentita libidine, chiamando le umane lascivie con non conceduto concubito alle nozze asinine. E quello ch’è peggio, che struggendosi di baciarle il disutilaccio, egli le ’mbava tutte, e mordele con quella inetta boccaccia sì, che egli rovina tutte quelle brigate; la qual cosa è forza, che sia un dì cagione di qualche