vetturale, e data la sua mercede al barcaiuolo, e divenuta sorda alle raccomandazioni del notante vecchione, e finto di non udir le ingannevoli preci delle vecchie tessitrici, e mitigata con una delle schiacciate la rabbia del crudel cane, se ne passò in casa di Proserpina: dove medesimamente disprezzando l’offerta della delicata seggiola, e rifiutato i soavi cibi, postasele avanti umilmente, e d’un solo pane contentasi, espose la imbasciata di Citerea. Perchè Proserpina, senza indugio empiuto segretamente quel bossolo, e dandogliene in mano, le diede commiato. Ed ella dando la volta addietro, sedato il canino abbaiare come l’altra volta, e dato al nocchiere il restante quattrino, più ratta che mai se ne ritornò al paese de’ viventi. E ritrovata e adorata questa chiara luce, ancorchè volentieri ella desse fine all’uficio impostole, e’ l’entrò nella mente una temeraria curiosità, e disse fra sè: vedi s’io son pazza, che essendo portatrice della divina bellezza, io non me ne so prendere una particella, colla quale io possa poscia maggiormente piacere a quel mio bellissimo amatore. Nè prima ebbe finite queste parole, che ella aperse quel bossolo, entro al quale nè bellezza v’era nè cosa alcuna, ma un sonno infernale e stigio veramente; il quale, subito levato il coperchio, se n’uscì fuori; e ingombratole gli occhi e tutte le altre membra d’una foltissima nebbia, sicchè ella non sentiva niente, la fece cadere in terra come morta. Ma Cupido, al quale già la margine dell’arsura era assai ben rassodata, sicch’e’ si poteva dire quasi guarito, non potendo più sopportar l’assenzia della sua bella Psiche, scapolato per una strettissima finestra di quella camera dove egli era ristretto, rifattesi per la lunga quiete le penne assai migliori, con maggior velocità che l’usato volando, se ne venne laddove ella dormiva; e levatole il sonno daddosso, e con diligenza rinserratolo in quel vasetto medesimo, puntola con una picciola e non nocevole puntura, la risvegliò, e poscia disse: Ecco, che per la tua medesima curiosità tu eri perita un’altra