Pagina:L'asino d'oro.djvu/156

140 dell'asino d'oro

di Proserpina. Ed entrata che tu sarai, ella con lieta fronte ricevendoti, ti pregherà che tu ti assida sopra d’una ricca sedia, e prenda delle sue realissime vivande: ma tu postati a seder per terra, chiederai del pan negro; il quale come più ratto avrai mangiato, esporrai la cagion della tua venuta. E preso quello ch’ella ti darà, subitamente ritornerai: e placando la rabbia dello affamato cane con quell’altra schiacciata, e dando all’avaro barcaiuolo quell’altro quattrino, e passato ch’avrai il fiume, per la medesima strada te ne ritornerai al ballo di queste celesti stelle. Ma una cosa soprattutto ti bisogna avvertire: che egli non ti venga voglia nè di aprire nè di guardar quel bossolo, che tu porti, nè d’esser curiosa di scoprire l’ascoso tesoro della divina beltade. - E in questa guisa la misericordiosa torre diede fine al propizio uficio della sua divinazione. Non messe tempo in mezzo Psiche, avendo uditi i santi ammonimenti; ma andatasene a Tenaro prestamente, e provvisti i quattrini e le schiacciate, se n’entrò nella sdegnata strada: e fattasi beffe del debile