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libro sesto 127

la sua vendetta; e tu, badando a rassettare le cose mie, pensi ad ogni altra cosa che alla tua salute. Allora Psiche gittatasele innanzi inginocchione, bagnando colle sue copiose lagrime i santi piedi, e co’ suoi capelli spazzando la terra, con umil prece e pietose parole le dimandava perdono, dicendo: Io ti priego per cotesta tua frugifera destra, per le allegre cerimonie delle biade, per li taciti misterj de’ tuoi tabernacoli, per gl’impennati carri de’ tuoi sergenti dragoni, per li solchi delle siciliane zolle, per lo carro rapace e terra tenace, per li descendimenti delle buie nozze di Proserpina, per gli saglimenti de’ luminosi ritrovamenti della tua figliuola, e per le altre cose le quali la sagrestia dell’Attica Eleusi con sacrato silenzio ne tiene ascose; soccorri alla passionata anima della tua supplice Psiche, e consentimi, che io mi asconda in quella bica di quelle spighe almen tanti giorni, che le mie forze debilitate per la lunga fatica ritornino nel suo valore, la mercè di questa piccola quiete. E Cerere: Le tue lagrime mi commuovono e le tue preci, e bramo di porgerti aiuto; ma egli mi è tolto il potere, perciocchè io non mi voglio perder la grazia di Venere: imperocchè, oltrechè ella è