de’ suoi pensieri. E avvegnachè con ostinato animo già inclinasse al doloroso consiglio, ancora in dubbio di sè stessa ondeggiava colla mente, ed era combattuta da infiniti affetti della sua calamità: sollecita, differisce, ardisce, teme, spera, diffidasi, adirasi, s’acquieta; e quello che era più maraviglioso, in un medesimo tempo ha in odio la bestia, e amava il marito. Appropinquandosi nondimanco la sera, con assai sollecitudine ella appresta tutto quello che faceva mestiero intorno al fiero suo proponimento. Già era apparito la notte, già era venuto il marito, e avendo rotto nel campo di Venere le prime lance, già era seppellito nel sonno; quando Psiche, d’animo e di corpo non sana, aiutata dalla crudeltà del suo fato, tutta divenuta fiera, e cangiato il femminil timore in maschio ardimento, trasse fuor la lucerna, e prese il rasoio per insanguinarlo col sangue del suo marito. Ma come più avaccio i segreti del non conosciuto luogo per lo discoprimento del lume si manifestarono, ella scorse di tutte le fiere una mansueta e dolcissima bestia, quello stesso Cupido bellissimo di tutti gl’Iddii bellissimamente dormire; per lo cui aspetto,