colle guance appena di tenera lanugine ricoperte, ora di mezzo tempo, sopra de’ cui crini è già cominciato a nevicare. Chi è quegli, il quale essendo giovane, che in sì picciolo spazio divenga vecchio? niente altro ritroverai, la mia sirocchia, che o questa pessima femmina infinge una grandissima menzogna, o ella non sa come si sia fatta la forma di questo suo marito: delle quali cose sia quale essere voglia, egli è da sterminarla di tanto bene: e s’ella non conosce il volto del suo marito, ella è sanza dubbio alcuno maritata a uno Iddio, e porta dentro al ventre un altro Iddio. Oh io ti dico ben, che se io udissi mai che costei fusse madre, la qual cosa tolga Iddio, d’un divino fanciullo, che io mi appiccherei per la gola: e però ritorniamo in questo mezzo dal nostro padre, e alla tela del nostro primo parlare tessiamo quelle maggior fallacie che noi sappiamo; e ritornando poscia da costei, vedremo con ogni miglior modo di dar effetto al nostro ragionevole pensiero. Nè prima fur giunte, che stimolate dalle furie della pestifera invidia, che giorno e notte le molestava, detto addio assai rincrescevolmente a’ lor genitori, di notte tempo messesi in via, la mattina a buon’ora se ne giunsero all’usato scoglio: e d’indi col solito aiuto volatesene alla casa di Psiche, e fattosi collo stropicciarsi gli occhi piover giù un rovescio di lagrime, con questa nuova trappola parlarono alla fanciulla: Tu felice e beata ti stai certamente per la ignoranza del tuo male, senza esser de’ tuoi pericoli curiosa; ma noi che con estrema diligenzia avemo cura alle cose tue, per li tuoi danni siamo miseramente cruciate. Noi avemo inteso per cosa certa (nè a te il possiam celare, ben che appena soffra l’animo di raccontarlo, tanto è sì grande infortunio), che uno smisurato serpente, il quale tuttavolta sta colle venenose fauci per imbrattarsi del sangue tuo, nascosamente si giace teco tutte le tue notti. Ricordati al presente dello spaventevole oracolo di Apolline, il quale disse che tu eri destinata alle nozze di un’atroce bestia. Molti lavoratori e cacciatori, che quivi