tendendo mille lacciuoli, de’ quali questo è il maggiore, ch’elle ti vogliono persuadere che tu veggia il volto mio; il quale, come io ti ho già predetto più fiate, tu non vedrai: però se da quinci innanzi quelle pessime streghe verranno da te con sì perverso animo (io so certo ch’elle verranno), non parlar loro per niente: e se pur per la tua natural semplicità, e per la tenerezza dell’animo tuo, egli non ti dà il cuore di fare il mio volere, almeno non porger gli orecchi a cosa ch’elle parlino del marito, nè risponder cosa del mondo. E noi già, la mia dolcezza, moltiplicheremo la nostra famiglia; che porta seco questo tuo giovincello ventre un altro giovincello, il quale, se nasconderai i nostri segreti, sarà divino, se gli discoprirai, sarà mortale. Brillava Psiche, e per lo sollazzo della divina progenie tutta ardeva di letizia: rallegravasi per la gloria del futuro figliuolo, e della dignità del materno nome si godeva grandemente; e già piena di sollecitudine divenuta e i vegnenti giorni e i preteriti mesi numerava; e riguardando i principj della nuova soma, non poteva non maravigliarsi che di sì picciola puntura fusse tanto gonfiato il ricco ventre, nè se ne poteva dar pace a modo alcuno. Già era venuto il tempo che quella mortal peste, quelle spaventose furie, soffiando veleno come le vipere, navigavano alla volta della sua rovina; laonde il momentaneo marito, che di ciò s’accorse, con queste nuove parole la sua moglie confortava: Il giorno ultimo, lo estremo caso, lo infesto sesso, lo inimico sangue già ha preso l’arme contro di te; già hanno mosso il campo, ordinate le squadre, dato il segno; e già le tue iniquissime sirocchie colle spade ignude non vanno altro chieggendo che la tua gola: oimè! da quanti travagli siamo noi assaltati, la mia Psiche! abbi pietà di te e di noi, e con religiosa continenza libera dal soprastante infortunio la casa, il marito, te, e cotesto nostro figliuolo; nè volere quelle scellerate donne (cui dopo il pestifero odio, dopo il troncar del vincolo del nostro sangue, egli non ti è lecito di nominar sorelle) o vedere, o udire, quando po-