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libro quinto 109

tava con esso noi? e come con quella vanagloriosa ostentazione ella dimostrava quel suo animo gonfiato? Non ponesti tu mente, che di tante ricchezze come malvolentieri la ce ne diede questa picciola particella? e come tosto, offesa dalla nostra presenza, ella comandò al soffiar de’ venti, che ce ne rimenassero? Nè mi parrà mai esser donna, nè viver certamente, insino a tanto ch’io non la fo tombolar giù di tanta felicità: e se la comune ingiuria t’ha acceso l’animo ancora a te, come sarà conveniente, amendue penseremo del modo, e prenderemo sopra di ciò saldo e buon consiglio. Queste cose che noi portiamo, a me non par che noi nè a’ nostri genitori nè ad alcun altro le dimostriamo; anzi fingiamo di non avere avuto notizia delle sue prosperità; e quello ch’avemo veduto noi, che ce ne rincresce, non lo bandiamo a tutto il popolo: nè sono già ricchi coloro, le ricchezze de’ quali conosce nessuno: e in questa guisa ella si accorgerà che noi non le siamo schiave, ma sì ben sorelle maggiori. Andiamo al presente da’ nostri mariti, e ritorniamo a veder le nostre povere cose, e poscia armate di miglior pensieri con gran punizione assalteremo la sua incomportabile superbia. Piacque come buono alle due pessime il pessimo consiglio, e ascosi quei grandi e ricchi tesori ch’avea lor donati la buona Psiche, con isparsi crini e simulati pianti, colle loro cattive novelle rinfrescarono il dolor de’ miseri genitori; e così mal consigliate, piene di veleno, e infuriate, ordinando contro alla incolpevol sorella lo scellerato inganno, anzi procacciandole la morte, se ne ritornarono alle lor case.

Non restava in questo mezzo infra i suoi notturni ragionamenti il non conosciuto marito di ammonire la sua mogliera; e le diceva: Tu non ti accorgi, la mia Psiche, in che rovina accenni la Fortuna spingerti, standoti ancor discosto; nella quale se tu non ti avrai diligentissima cura, fattasi più vicina, ella ti farà rovinare senza fallo alcuno. Le perfide puttanelle, con quello sforzo ch’elle possono il maggiore, ti vanno ad ognor