braccia della sua Psiche, e volò via. Già erano le sorelle arrivate a quello scoglio, dove sapevano che Psiche era rimasa; nè sappiendo quivi altro che farsi, straccati gli occhi col pianto, percossesi le mammelle colle mani, e colle unghie stracciatesi le molli guance, facevano così sconcio romore, che il suono delle lor grida, sforzando i sassi e le caverne di quello scoglio, forzarono la misera Eco ad affaticare la voce sua: sicchè avendo più fiate chiamata Psiche per il suo proprio nome, la nuda voce portò il penetrabil suono delle loro stride agli orecchi di lei. Perchè ella quasi fuor di sè per una subita paura che l’assaltò, udendo le repentine grida, uscitasi di casa, se ne corse laddove elle si lamentavano; e disse: Perchè indarno vi affliggete voi con così miserande lamentazioni? perchè sì stranamente vi dolete? quella che voi piangete, è presente: lasciate le meste voci, e rasciugate le bagnate guance, poichè voi potete abbracciar colei ch’era cagione che le lagrime piovessero sì largamente, e che i lamenti volassero sì altamente. E così dicendo, chiamato Zeffiro, e ricordatili i comandamenti del suo signore, gli disse, che al palagio ne le portasse. Ed egli obbedientissimo, allora allora, senza alcun loro affanno, con lieve aura le condusse al desiato luogo. E posciachè con amorevoli ab-