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XII | AVVERTENZA |
Delle edizioni di questo volgarizzamento lo Zeno crede la prima la bella e rara, fatta in gentilissimo garamoncino corsivo in Venezia appresso Gabriel Giolito 1550 in 12°. La dedicazione di Lorenzo Scala a Lorenzo Pucci, in data di Firenze 25 di maggio 1549 ha fatto credere per vera e reale un’edizione dei Giunti dello stesso anno, che probabilmente non esiste. L’edizione del Giolito è intera, ma le due giuntine del 1598 e 1603 sono castrate. L’annotatore parmense della Biblioteca del Fontanini, sulla fede dell’Argelati, sostiene che la prima edizione fu fatta dal Giolito in Venezia il 1548 in 8.° con figure. Non sarà forse quella che lo Zeno cita dello stesso Giolito 1567 in 8.°, (alcuni esemplari hanno 1566, ma è tutta una edizione) che da quella del 1550 s’avvantaggia di postille, di tavole e di figure.
Noi abbiamo seguito nella nostra ristampa la pregiata edizione di Firenze (Le Monnier 1848) curata dal valente comentatore della Divina Commedia, Brunone Bianchi, tralasciando le sue note, che non ci parvero di gran momento ai fini della nostra raccolta. Aggiungemmo la novella dello Sternuto, imitata e abbellita dal Boccaccio in Pietro da Vinciolo, che il Firenzuola aveva saltata, e che noi poniamo in fine al volume seguendo la versione di Matteo Boiardo, parendoci che così s’avesse eziandio un saggio del modo ch’egli tenne nel tradurre Apuleio. ― I fiorentini sommersero la sua fama; il Berni fa che non si legga il suo Orlando; il Firenzuola, che non si legga il suo Asino. E pure questa versione ha pregi di fedeltà e vaghezza, e forse un giorno, se i fautori di questa Biblioteca ci faranno punto d’animo, la daremo con altre cose del Boiardo, ed egli, come già pel trovamento di quei gran