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98 dell'asino d'oro

richiedere le sue nozze: guardavano con maraviglia il divin volto, ma come se e’ vedessero una statua di egregio artefice perfettamente condotta, niente altro di lei che vederla chiedevano. Dove che le altre due maggiori sorelle, la temperata bellezza delle quali non era divulgata così per tutto, essendo da due re loro amanti state chieste per ispose, già più tempo fa felicemente godevano la loro giovinezza. La povera verginella, restatasi in casa, inferma del corpo, malcontenta dell’animo, si piangeva la sua vedovanza; e quello ch’era grato ad ognuno, ella odiava in se medesima, la disordinata bellezza. E il misero padre, dubitando dell’odio de’ celesti Dei, non sappiendo altro che farsi, se n’andò dall’antico oracolo del milesio Apollo; e con ricchi doni, grassi sacrificj, e umili preci, adorando così grande Iddio, addomandò marito per la non richiesta giovane. Ma Apollo, ancorchè Greco e Ionico, e lo fondatore di Milesia, con toscana voce così risposi


Ferma questa fanciulla sopra un monte,
Con ornamenti di funebri nozze;
Nè genero sperare uomo mortale,
Ma fiero e crudo, e ripien di veleno:
Un che, volando, ognun stracca e fatica,
E col ferro e col fuoco strugge il tutto:
Del quale ha Giove tema e gli altri Dei.
Tremònne fiumi e le tenebre inferne.


Il già felice re, avendo udito le parole della terribile profezia, pigro e malcontento se ne ritorna a casa, e alla sua mogliera manifesta il comandamento del tremendo oracolo. Piangono, dolgonsi, lamentansi molti giorni; e già si appropinqua il tempo dell’atroce risposta: già si ordina l’apparato delle crude nozze; mutansi le allegre fiaccole in maninconosi torchj; cangiasi il suono de’ soavi flauti in urla querule e lamentevoli; e il lieto canto d’Imeneo si termina con mortifere strida: la nuova sposa col velo nuziale le copiose lagrime si rasciuga: e la città tutta malcontenta dello infortunio della dolorosa casa, mostra pubblico cordoglio; e