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8 | l’arte della cucina |
altri che di sè stesso. Ma non dovrà mai lodare le vivande ed i vini serviti alla sua mensa, nemmeno allo scopo d’incoraggiare chi non vuole o non può assaggiarne.
Sarebbe poi somma scortesia lasciarsi vincere dalla collera contro le persone di servizio alla presenza dei convitati, giacchè questi ne proverebbero tanto maggior dispiacere, inquantochè considererebbero sè stessi come occasione di quell’ira e della mortificazione dei servi.
Procuri finalmente il padrone di casa che, durante, come pure prima e dopo il pranzo, la conversazione si mantenga fra i commensali vivace, piacevole, ma scevra di parole pungenti e maligne che possano in qualche modo offendere l’altrui suscettibilità.
Doveri dei commensali.
Non accettate con avidità tutti i pranzi che vi vengono offerti, se non volete esporvi a guadagnare la taccia di parassita; ma il vostro rifiuto sia fatto in forma cortese. Se accettate, adattatevi agli usi della casa presso la quale siete invitato, e non vi dimostrate scontento se i riguardi che vi vengono usati non corrispondono alla vostra aspettazione: anzi, qualunque sia il vostro ceto, evitate di scegliervi alla mensa un posto distinto, se questo non vi viene da altri assegnato; poichè altrimenti dimostrereste di essere orgoglioso, e ne sareste censurato.
Sarebbe atto sconveniente lo spiegare il tovagliuolo o incominciare a mangiare prima che il padrone di casa ne abbia dato l’esempio.
Accetterete poi con buona grazia, e senza smorfie, quelle vivande che vi vengono presentate, pur riserbandovi il diritto di mangiarne solo quanto vi abbisogna, non quanto vi è dato: giacchè nessuno può obbligarvi a prendere una indigestione.
Se dal padrone, o da chi fa gli onori di casa, vi viene direttamente presentato qualche cibo, o bevanda, vi guarderete dal passarlo ad altro convitato, poichè con ciò fareste tacito rimprovero di mancata convenienza a chi volle usarvi cortesia.
Prendete in una sol volta quanto vi aggrada, e non a più riprese, nè dimostrate particolare predilezione per una vivanda piuttosto che per un’altra. Non censurate le vivande che non vi vanno a genio, oppure se non fossero ben fatte per qualche sbaglio successo per sbadataggine del cuoco; non magnificate nemmeno i pranzi che vi furono dati in altre case, poichè il confronto sarebbe offensivo pel padrone.
Quanto sopra riguarda più specialmente i doveri morali: ma esistono anche dei doveri fisici o naturali, di cui darò qualche cenno:
1.° Si pieghi pochissimo il capo sulle vivande, e quando si debbono portare alla bocca cose liquide, non si faccia sentire l’aspirazione rumorosa.
2.° Tossire, sputare, pulirsi il naso, il meno che sia possibile. Mai fiutar tabacco, almeno finchè si è seduti a mensa.
3.° Il pane deve essere spezzato colle mani, o col coltello se è pane casalingo, non già coi denti; egualmente nessuna vivanda devesi toccare tranne che col coltello, o con la forchetta.