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RAGIONAMENTO 81

ne dà diritto a dividere la storia de’ latini dall’origine di loro moneta fino alla caduta della republica di Roma in quattro diverse età: la prima sarebbe quella della moneta loro autonoma e indipendente; la seconda quella della totale loro servitù, nella quale la forza di Roma gli ebbe obbligati a non servirsi se non della moneta romana; la terza quella in che ottenuta la cittadinanza di Roma stessa coniarono moneta mista d’impronte latine e di epigrafi romane; la quarta età finalmente sarebbe quella in che gli ottimati delle città latine insieme con quelli di Roma ebbero con le magistrature della republica, e singolarmente col triumvirato della moneta, il diritto di segnar la moneta romana con insegne ed epigrafi gentilizie.

Dell’arte de’ tudertini non v’ è cosa da dire a chi sa ragionare su le nostre tavole e tra loro paragonarle. Il bello dell’aes grave pare ristretto esclusivamente nella provincia cistiberina. Se tolgasi l’irpo, copiato con lodevolissima fedeltà dal vero della natura, Todi non ci dà altra pruova del suo valore nell’arte del modellare. Anzi le tre teste scolpite su la moneta coniata pare ci assicurino, che i tudertini avrebbono anche nella prima epoca voluto rappresentarci queste umane imagini, e che forse per sola mancanza d’arte noi fecero. Le monete latine di epoca anteriore non potevano desiderare più vantaggioso confronto, né la storia delle italiche arti più efficace testimonianza. Egli è pur lungo il tempo dacché i più dotti letterati d’Italia e d’Europa si tormentano l’ingegno studiando, interpretando, illustrando la varietà e la grandezza de’ monumenti tramandatici dalle più antiche genti d’Italia. E pure fino a questo giorno noi non sappiamo che siavi stato alcuno il quale abbia fermata la sua attenzione su’ monumenti primitivi della provincia cistiberina, o almeno gli abbia saputi tra gli altri distinguere, se si eccettuino le mura ciclopiche e singolarmente quelle degli ernici. Grandi meraviglie si fanno su le opere d^U etruschi e degli umbri, su quelle de’ greci della Sicilia e della Magna Grecia, della Campania, della Lucania, della Puglia. Noi facciamo fervidi voti perché i dotti dell’età nostra, penetrino ben addentro nella forza di questi fatti, e ci dicano, se i volsci e i latini, i rutuli e gli equi, per l’età a cui le monete loro spettano, possano anch’essi in questa nobilissima parte della umana civiltà cogliere una qualche lode.

TAVOLE III. e IV. A.


I Signori della magistratura di Gubbio, singolarmente il Signor Marchese Antonio Benveduti, Monsignor Bonclerici col Cavalier Brancuti nobilissimi patrizi di Cagli, personaggi tutti non meno studiosi de’ patrj monumenti, che cortesi e liberali verso il buon riuscimento di questo nostro lavoro, hanno accresciuto il numero delle monete iguvine di questo museo Kircheriano, ed hanno il merito di quelle nuove cose che intorno ad esse ora