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74 PARTE SECONDA CL. I.

sero avuto ricorso alla mecanica e alla mano d^ artisti chiamati da altre terre. Nel qual caso sarebbe necessario, che una giusta critica ci sapesse trovare nella patria, da cui questi artefici erano partiti, monumenti di epoca certa, quali sono le nostre monete, su’ quali si vedesse quello stile medesimo che su le stesse monete nostre è improntato. Anzi siccome le dieci serie di questa prima classe ne danno a vedere almeno sette varietà d’arte, come può riconoscersi nelle tavole corrispondenti; cosi l’altrui critica trovar dovrebbe almen sette scuole straniere, da cui in quella età derivarono le sette diverse scuole del nostro aes grave.

Ricorriamo alla storia delle antiche arti, e udiam ciò che potrebbe contraporre a’ nostri quesiti. Essa daprima ne fa fede, che gli esemplari dell’aes grave italico non si sono finora potuti trovare in provincie straniere all’Italia media. La genuina istoria delle nostre tavole, che non è fatta con parole per recare in trionfo un sistema o una patria vanagloria, ma è creata da’ monumenti qui riuniti, a solo fine di dare a conoscere un antico fatto, non sa mostrarci il passaggio dalla rozzezza prima al secondo miglioramento e quindi al terzo perfezionamento del modellare. Il museo di questo Collegio è posto nel cuore di quella Roma, in seno a cui accorrono i dotti e gli artisti dell’Europa e dell’America per meglio imparare con gli occhi alcune arti e dottrine che apprender non si possono dalla sola voce de’ maestri o da’ libri. A chi non può altrove trovare una ricca collezione di tai monumenti, noi non ricuseremo di dar a contemplare i nostri; né ci quereleremo d’esser chiamati in fraude, quando si trovino le copie delle nostre tavole discordanti dagli originali del medagliere. Finalmente la storia ne attesta, che que’ greci, i quali soli potrebbono qui presentarsi nostri competitori, ebbero recate le arti patrie alla loro vera grandezza non prima di Fidia e di Prassitele. Fidia collocava la sua statua di Minerva nel partenone di Atene l’anno 432 innanzi l’era cristiana: le migliori officine delle monete di questa nostra prima classe erano chiuse dalla prepotenza romana almeno quaranta anni prima. Non già che vogliasi con ciò da noi mettere il merito di queste monete al pari della sublimità delle opere di Fidia. Ancorché avessimo nelle mani più grandiose testimonianze, mai non ci arrogheremmo l’autorità d’un giudizio così pieno di pericoli e di gelosie nelle cose di quelle arti che non professiamo. Con queste parole non intendiamo che di publicare il sentimento de’ più assennati artisti italiani e stranieri, i quali nel contemplare le parti più nobili di questo medagliere, concordemente ci dichiarano, che in esse si scorge la vera e giusta grandezza della stile e dell’arte.

Il nostro ragionamento in questa parte non può a meno che a qualcuno de’ nostri lettori non comparisca insidioso. Avevam cominciato dal mostrarci propensi a credere, che la moneta italica fosse nata in tempi prossimi a’ natali di Roma e piuttosto prima che dopo: abbiam terminato ritrattan-