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RAGIONAMENTO 63

questo è ciò che umilia anche la nostra presunzione, e ci spiega almeno in parte il perchè, tra la sfolgorante luce d’innumerevoli monumenti, sia tuttora così lento ed incerto il progresso che fra noi va facendo la primitiva storia d’Italia.

Né bastata il difetto dell’occhio: convenia gli si aggiugnesse anche quello del criterio per cadere in tanto inganno, quanto è quello del vedere rappresentata una caccia su d’una non grande moneta di quel genere, che neppure nelle maggiori può introdurre composizioni di più figure, ma è costretto ad attenersi a soggetti unici e semplici; e quando trattasi d’iddii od uomini, alle sole teste. E poi perchè in una moneta di buon disegno illudersi per modo, da vedervi un cinghiale di forme almeno il triplo maggiori di quelle del cacciatore che lo ferisce? Non si rilevino da noi l’altre goffe disconvenienze, né la mostruosità d’un’iscrizione che vuolsi etrusca, ma scritta con lettere latine, greche ed etrusche, non sappiam quali più. I dotti che onorano la moderna Chiusi, e che con tanta liberalità e zelo si sono prestati al qualunque riuscimento di questa povera fatica nostra, aspettino di vederci giungere col nostro ragionamento nella loro Etruria, e non si troveranno forse mal sodisfatti del toglier che noi loro facciamo un quadrante, che non è stato mai di loro proprietà, per rivendicare a quella illustre patria il diritto su due serie ricchissime di vere monete etrusche.

Conchiudiamo con una osservazione che sarà forse riconosciuta per ingegnosa più che per vera. In questa serie all’iddio Apollo degnamente si è donata la prima sede che è quella dell’asse; il Pegaso andava innanzi al cavallo, il cavallo al cinghiale; nell’infimo luogo vi rimaneva il grano d’orzo. Pareva che un ordine più ragionato richiedesse per i figliuoli di Giove e di Leda un luogo più elevato di quello del cinghiale, del cavallo e del Pegaso. Ma forse la moneta delle due oncie è stata destinata ad accogliere i due gemelli, perchè quel numero due guidasse la mente di chi guarda a riconoscere quivi due personaggi diversi, non uno solo, come Apollo nell’unità dell’asse.

TAVOLA X.


Sotto i numeri 11., 17. e 19. della Tavola XII. si vedono rappresentate tre varietà di quella stessa Minerva che trionfa nelle tre prime monete di questa serie. Queste varietà sono congiunte al busto di cavallo frenato e alla iscrizione ora diretta ora retrograda ROMANO. Nel busto dee riconoscersi l’impronta del triente de’ volsci, nella iscrizione il diritto di cui questo popolo godeva. Un secondo confronto abbiamo fatto tra queste Minerve coniate con l’epigrafe ROMANO e il busto di Cavallo nel rovescio, e le Minerve pure coniate con l’epigrafe AQVINO, CALENO, SVESANO, TIANO. Il confronto può rinnovarsi con facilità da chi lo brami, perchè queste mo-