Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
62 | PARTE SECONDA CL. I. |
studiando ben addentro le poche memorie che i volsci ne hanno lasciate di se, saprà dissipare l’oscurità di questi misterj. Conosciamo la stanza che quivi Circe erasi eletta, la celebrità che tra questi popoli erasi procacciata, il nome che di lei dura indelebile. Talchè non sarebbe forse puro sogno il pensare, che come i rutuli ed i latini vollero ne’ loro assi l’imagine di quella Venere ch’era stata madre al loro Enea, così i volsci nell’asse proprio volessero effigiato nella testa d’Apollo il sole, di cui quella maga predicavasi figliuola. Ma minor danno ne verrà a questo lavoro da un assoluto silenzio, che dalle incerte interpretazioni, le quali potremmo qui senza grave fatica imaginare ed aggiungere.
Il Guarnacci (Orig. Ital. T. II. 288. tav. XXV. 2.) publicò il triente di questa serie in tale disposizione, che il busto del cavallo in luogo d’esser rivolto ad un de’ lati, come truovasi nel nostro disegno, è levato in alto nella direzione verticale delle quattro palle. In tale postura quell’interprete non vi ravvisa più ciò che in verità v’è, un busto di cavallo; ma bensì una poppa di nave, e dentro essa spettri e chimere ben più portentose di quelle della barca di Caronte. Contra il nostro costume ricordiamo questo particolare errore, perchè molti s’avvisino, ch’è pur ottima la virtù della dottrina; ma nella scienza de’ monnmenti ella è d’uno scarsissimo giovamento, se non le si aggiunga il fedele consiglio dell’occhio.
Incomparabilmente più dannosa alle giuste dottrine numismatiche è stata la publicazione del quadrante de volsci fatta dall’Arigoni (Num. Etr. Tab. V., Num. Pop. Antiq. T. XVIII.). Ogniqualvolta questa moneta sia uscita sana ed intera dalla fusione, non è mai diversa da quella che vedesi stampata nella nostra tavola. E pure quel dovizioso raccoglitore, che ne ebbe due al tutto guaste ed informi, non sappiamo se per vizio di origine, o per ingiurie sofferte dall’età, o fors’anche per malizia di falsarj, sognò di vedere dietro al cinghiale gigante un cacciatore pigmeo e all’intorno certe lettere, latine in parte, in parte etrusche e greche, il KAM in una, e metà sul diritto, metà sul rovescio dell’altra K v∃, come legge il Lanzi (Saggio P.III.). Nella quale epigrafe, ridondante di sì manifeste incongruenze, riconoscendovi l’antico Camars degli etruschi, alla illustre città di Chiusi quella moneta attribuisce. Intendesi agevolmente in qual modo la fantasia d’un uomo, abitnato a non prender consiglio dal buon criterio, possa dare alcune volte in cotali assurdità: ma che nel corso d’un integro secolo, e d’un secolo sì gagliardemente applicato alla scienza delle antiche monete, e nella frequenza di questo quadrante, che è forse il più comune fra quanti ne conta l’antico aes grave, non siavi stato alcuno che siasi preso cura di dissipare una sì matta fantasima; anzi pressochè tutti i numismatici posteriori, cominciando dal Passeri fino all’intelligentissimo duca di Luynes ne’ suoi Studj Numismatici sul culto d’Ecate, publicati nel 1835 (Paris Didot pag. 75 in not.) l’abbian tenuta per un essere vero e reale,