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RAGIONAMENTO CL. I. | 51 |
pia dell’immagine rappresentata su’ due primi assi latini, non è una Minerva, perchè l’originale vorrà dirsi una Minerva?
A stabilire la sentenza della Venere frigia, adoperavamo questo semplice argomento. Se a quella testa si togliesse l’elmo o il berretto di che si copre, senza toglierle la mitra che le sta sopra la fronte, chi vorrebbe negare a quella dea il nome di Venere ? Ora a noi sembra, che quell’ornamento al capo non possa farle mutar carattere. Anzi aggiungiamo, che la forma di quell’acconciatura è stata con bell’artifizio inventata a viemeglio dichiararlo. Egli è un berretto frigio e ad un tempo un elmo; ma in tal guisa foggiati, che l’uno non nasconde né opprime l’altro. Venere nella Frigia divenne madre; e quegli che colà da lei nacque, si sollevò alla gloria per le imprese di guerra, più che per altra virtù. Ecco ciò che a noi sembra abbia voluto dichiararci quegli che il primo imaginò la forma della testa su cui disputiamo.
Anche contra la Minerva Ergane de’ semissi delle tavole VI. e VII. antiveggiamo non poche opposizioni. Noi inchiniamo a crederla tale per due titoli: l’uno sta nella Minerva della moneta romana, l’altro ne’ simboli dei quattro trienti latini. Ricordavamo testé, che i romani presero da’ latini le loro impronte. Il bifronte truovasi presso amendue i popoli per un medesimo intendimento, ma con le convenienti variazioni: il Giove in luogo de’ fulmini e delle ghiande latine comparisce in Roma col capo laureato, come tra’ latini stessi in più tarda età fu effigiato in quadriga su la moneta coniata: cosi la clava d’Ercole si è qui trasformata nella testa d’Ercole: il Mercurio e la Venere frigia con leggerissima variazione dal Lazio son venuti in Roma. La Minerva stessa a noi sembra che dal semisse latino sia trapassata al triente romano, con la differenza, che nel Lazio Minerva era la dea dell’industria e della domestica economia; in Roma è maestra d’armi e di guerra. Minerva godeva in Roma dopo Giove i primi onori, perchè i primi romani, ch’erano per la maggior parte latini, aveano nella lor prima patria imparato a tributarglieli.
I simboli tutti delle monete latine, tranne le mani e le spole non lasciano nulla di oscuro: perchè la storia del Lazio, il Mercurio e la Venere degli assi hanno con essi una relazione troppo evidente. Ma se il caduceo del sestante ne mostra il Mercurio dell’asse, e il tursio del triente ne addita in particolare, che quel Mercurio è il pelasgico, e non un altro Mercurio; se la conchiglia e il talo ci dicono anch’essi il nome di Venere; perchè in questa serie medesima non potremo noi argomentare a pari, che quelle mani e quelle spole si debbono prendere come insegna della dea del semisse, e che quindi può essa riconoscersi per una Minerva Ergane? Questa non vogliamo che sia una dimostrazione, ma una semplice congettura, su la quale preghiamo i dotti a pronunciare un giudizio, che o ne tolga d’ inganno, o ci confermi nel vero.