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8 | prefazione |
Che se il diverso peso dell’aes grave ne è stato giovevole per una parte a stabilire in generale una certa progressione indeterminata di tempo, ed una divisione tra le diverse nostre provincie; nulla meno per l’altra ne ha giovato lo studio delle sue impronte a distribuirlo tra le città e i popoli diversi di queste medesime provincie. Un buon numero di monete si ordinava in serie quasi da se stesso, senza il bisogno della nostra mano; ed erano appunto quelle monete che mantengono costante l’impronta ora del diritto, ora del rovescio, ora del diritto e del rovescio insieme, come altresì quelle che portano i monogrammi o le epigrafi , , ΗΑΤ. Queste serie, nel cui ordinamento noi non avevamo alcuna parte, ci mostravano troppo palese, ch’erano sei le monete bastevoli a costituirle, e che sono fuori de’ primitivi loro confini i decussi, i quinipondj, i tripondj, i dupondj e le semoncie, che ad alcune di loro in tempi posteriori pajono aggiunte: come altresì ne davano chiaramente a conoscere, che le impronte adoperate la prima volta, si mantennero da loro immutabilmente, finché non venne la potenza di Roma a farle discomparire.
Cessammo però di rintracciare due assi nella serie di ΗΑΤ, due semissi in quella di , due trienti in quella della doppia ruota, due quadranti in quella della bipenne, due sestanti in quella della diota, due oncie in quella del cantaro e così dell’altre. Per tal modo la ragione ci convinceva, che tante adunque esser dovevano in questa Italia di mezzo le diverse città, che usato avevano dell’aes grave quante erano le serie o intere o dimezzate delle monete, che ora da noi si conoscono, o conoscere si potranno in appresso. Quest’argomento ne faceva forza ad abbandonare la vecchia usanza di publicare riuniti quasi in un fascio gli assi tutti da se, i semissi pure da se, e cosi le parti minori. Da quel metodo sterile e falso non avremmo giammai potuto trarre una scintilla di luce: per opposto speravamo, che nel collocare le monete nelle naturali loro serie, non pure avremmo data una bella mostra a quegli unici monumenti, che sappiamo indubitatamente appartenere a città e popoli, de’ quali l’avara storia ci ha serbato poco più che il nome; ma avremmo altresì messo un vivo eccitamento tra’ moderni abitatori di quelle terre, in cui v’ è sospetto che rimangano tuttavia sepolte alcune monete necessarie a dar compimento alle serie imperfette, acciocché col più sagace amor patrio le rintraccino e le raccolgano. Sono questi i generali ammaestramenti che ci è parato vederci additati dalla osservazione intorno a’ pesi e alle impronte dell’aes grave: nel decorso del nostro lavoro offeriremo alla saggezza de’ nostri lettori alcune particolari conseguenze che di qua ne derivano.
I pochi avvertimenti che abbiamo finora prodotti, e que’ di più che accenneremo in appresso, sarebbonsi per la maggior parte sottratti alle nostre investigazioni, se ci fossimo dati ciecamente a guidare a quegli antichi e moderni scrittori, che sono stati prima di noi gl’interpreti dell’ aes gra-