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2 | prefazione |
to cospicuo di tali monete. Per ultimo rientrata da quattordici anni la Compagnia nostra nella eredità de’ maggiori, noi non abbiamo perdonato a niuna sorte di espedienti per ampliare la preziosa raccolta; e se non nel numero, certamente nella sceltezza, varietà e rarità de’ monumenti, abbiamo raddoppiate quelle due prime parti.
Sappiamo che il marchese Alessandro Capponi e l’archeologo Francesco Ficoroni, tra parecchi altri che arricchirono il museo Kircheriano, donarono anche monete italiche primitive al Bonanni e al Contucci. Pietro Borghesi, degno padre del conte Bartolomeo, uomo infin d’ora maggiore d’ogni lode in questi studj, prestò la sua opera ed industria al De Zelada, ordinandogli le monete, tessendogli e stampandogli il catalogo. Noi abbiamo ricevuti aiuti segnalatissimi da diversi amatori di questa scienza, de’ quali faremo grata ricordanza ne’ luoghi opportuni.
DELL' ORIGINE DELL' AES GRAVE
La comodità che qui in Roma per parecchi anni abbiamo goduta, di osservare e studiare di proposito molti de’ fatti, che alla moneta italica primitiva si appartengono, ci obliga a far comune a’ nostri lettori la notizia almeno de’ più generali, eziandio perchè sieno informati delle principali ragioni, su cui si fondano le cose che veniamo accennando nella nostra descrizione e ragionamento. Incominciamo dalla origine.
Egli è certo che que’ primi uomini, i quali posero loro stanza in questa terra italiana, seco non recarono moneta figurata: anzi egli è pure certo, che molti secoli anche qui per loro trascorsero, prima che scoprissero una tal arte. Citeremo a testimonio del fatto la sola lingua de’ latini. Ci serba questa la memoria del primo commercio italiano in quelle voci, che allora appunto nacquero, quando il bronzo, metallo comune a tutta l’Italia media, di greggio ed informe, quale si adoperava nel cambio e nell’acquisto delle merci, prese quella forma determinata, che più non doveva abbandonare. Gli aggiunti di rude e di signatum furono appropriati all’ aes in un medesimo giorno; e fu appunto quel giorno, in che fu trovata la nuov’arte dell’effigiare a diverse figure il metallo, che servir non doveva più se non al traffico, Aes signatum sì chiamò la nuova moneta, per distinguerla dal aes rude, che allora usciva dall’uffizio nel quale era stato adoperato.
Antichi scrittori tra gli altri meriti che a Giano attribuiscono, il lodano eziandio come inventore di quest’arte alla vita civile degli uomini cotanto vantaggiosa. Il nome di Giano tuttavia pare non ci scuopra che il luogo e fors’anche il tempo in che l’arte fu ritrovata. Il luogo sarebbe la provincia, su cui quel re od eroe ebbe stanza ed impero, e su cui fin quasi dalla prima origine fu collocata questa Roma che tuttora abitiamo. Il tempo anch’esso pare debba essere eroico, per cui non temiamo d’andar