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RAGIONAMENTO 115

me di quello stesso re. Non è inverisimile, che tra gli antenati di costui si contasse un altro Lucero, e che questi varcato l’appennino con una colonia di cistiherini, chiamasse Daunia la terra e Lucera la città, che la sorte gli diede a nuova patria. Ella è questa una ripetizione di nomi in tutto eguale a quella che abbiam riconosciuta nel piceno e in Atri.

Che i luceresi in origine sieno rutuli, latini, equi e volsci, noi l’argomentiamo altresì dalle loro monete che troppo apertamente si riconoscono ricopiate dagli originali di queste genti cistiberine. Il cavallo che qui è nell’asse, ha il suo prototipo nel triente della serie de’ rutuli; e la ruota del rovescio della serie de’ rutuli è pure ripetuta sul diritto e sul rovescio del pentobolo lucerese. Questa è la sola ripetizione d’imagine che veggasi nelle monete di quest’officina: ed una tale ripetizione noi la crediamo ordinata da’ luceresi a meglio inculcare il nome della stirpe da cui erano originati.

Sono secondo il pensar nostro degli equi di Tivoli l’Ercole dell’asse, la rana dell’obolo e la seppia del semiobolo: e son presi dalle quattro serie latine la clava e il fulmine del tetrobolo, il delfino del triobolo, la conchiglia e l’astragalo del diobolo. La spiga dell’obolo è de’ volsci; e d’ altre genti cistiberine meno conosciute l’astro che vedesi nel triobolo e la mezzaluna nell’obolo de’ luceresi. E a noi di qualche maraviglia il vedere come i daunj di Lucerà, i quali sarebbon pure fratelli a’ piceni di Atri, abbian voluto tra le imagini delle monete cistiberine eleggersi esclusivamente quelle che gli atriani non aveano curate. L’Ercole tiene il luogo del Pico per la ragion forse del voto della primavera fatto ad Ercole e non a Pico: così il cavallo in luogo dell’irpo ci significa una emigrazione guidata forse da un cavallo e non da un irpo. Ma nel rimanente perché i luceresi non si mettono in migliore accordo con gli atriani, e non ci mostrano come la stirpe, cosi eziandio la fratellanza comune ?

Con quest’ultime parole. Come ognun vede, noi abbiam decisa la quistione che potrebbe muoversi su l’anteriorità delle due officine d’Atri e di Lucera. La decisione dipendeva dal fatto del molto numero delle monete atriane, le quali tulle sono della prima età e del primo peso, in confronto della molta rarità delle monete luceresi di quella antica forma. Sono esse rare tanto, che noi finora non sappiamo dove esistano l’asse ed il semiobolo. Il pentobolo per ciò che da noi si conosce, non è che nella biblioteca reale di Parigi, ma in quel misero stato che vedesi nel disegno del n. 14. Tavola V. Incerte. Guardavansi in questo museo il tetrobolo, il triobolo e l’obolo: il diobolo l’avevam preso dal rozzo disegno offertoci da un buon amico. Ma il Barone d’Ailly or ora ce ne ha recato da Napoli un ottimo esemplare, su cui la conchiglia e l’astragalo hanno la lor vera forma, non quella incerta e goffa che è nel disegno. Tale è la rarità delle monete luceresi della prima età: comuni in loro confronto dir si possono le coniate, che da noi si hanno come de’ tempi romani cioè di quella età, in cui già