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88 PARTE SECONDA CL. II.

leggiante il nome di quella nazione. Salendo le rive del Tevere, presso la cui foce ebbero i rutuli la prima stanza, c’incontrammo alle falde del Soratte in una popolazione d'irpini, i quali per noi sono quasi sinonimi de’ rutuli e de’ piceni. Progredendo oltre su la riva opposta al Soratte, c’imbattemmo in Todi, dove e Pico e Fauno e l’irpo in riposo ci mostravano una seconda colonia di rutuli. Tra gl’iguvini altresì abbiam veduta ricomparire la ruota de’ rutuli, e abbiamo udito farsi una menzione solenne di campi latini posseduti da piceni. Di nuovo su la destra del Tevere ci verrà innanzi una quarta e numerosa famiglia di rutuli. Quale inverosimiglianza che tra i rutuli tudertini e gl’iguvini ve n’avessero degli altri nelle terre dove tuttora sorge Spello, e che questa città dall’irpo prendesse il nome?

Noi non pretenderemo di dare alle nostre monete quella virtù parlatrice che non hanno; ma neppure possiam rimanerci sordi alla forza di quel linguaggio che pure anch’esse favellano. Quivi i loro sensi sono tanto più meritevoli d’attenzione, quanto più conforme a natura è il fatto che ci rivelano. Nelle monete della prima classe abbiam veduta una illustre tribù d’uomini, venuti senza più d’oltre il mare, stabilirsi presso la foce del Tevere su la sinistra riva. Mancavan di porti allora quelle incolte spiagge d’Italia: né il navigatore poteva lunghesse trovare al suo legno stanza più sicura della foce del maggior fiume che dalla penisola scenda in quel mare. Le monete della seconda classe ci additano questa tribù medesima che fattasi maggiore della grandezza del paese da prima occupato, si propaga lungo la medesima sinistra riva, e progressivamente stabilisce quasi i primi germi de’ tudertini, degl’ispellati, degl’iguvini. Una seconda propagazione cammina lungo la destra riva del medesimo fiume; e di essa ci danno pure un qualche avviso le monete della terza classe le quali è oramai tempo che prendiamo ad illustrare.

CLASSE III.


Il nobilissimo Signor Marchese Carlo Strozzi da Firenze, Monsignor Vicario Giovan Battista Pasquini ed il Signor Canonico Antonio Mazzetti da Chiusi, il Marchese Antonio Albergotti, il Cavaliere Girolamo Bacci ed il Dottore Antonio Fabroni, segretario della imperiale Società Aretina di scienze lettere ed arti, ci hanno somministrati con insigne liberalità monumenti ed avvisi opportunissimi a meglio conoscere la moneta etrusca e a ragionarne con buon fondamento. Di pari gratitudine ci professiam debitori verso l’illustre numismatico fiorentino Signor Avvocato Busca, il quale divenuto padrone delle monete de’ Signori Coltellini di Cortona, piuttosto che a’ doviziosi raccoglitori stranieri, s’è compiaciuto cederle a’ nostri studj e far cosi che passassero ad arricchire il medagliere di questo museo. Un tale avviso dovevasi da noi permettere non pure per il debito della riconoscenza verso