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ragionamento 87

Umbra adunque è la moneta contrastata, e per tale la dichiara il peso, che è un medesimo col più antico della zecca di Todi; per tale la riconosce la lingua che è quella stessa degl’iguvini e de’ tudertini; per tale la conferma la varietà delle impronte, nelle quali tuttavia quest’officina s’accorderebbe piuttosto co’ tudertini che con gl’iguvini. Due oncie abbondanti sono il peso di questo quadrante; e pesan due abbondanti oncie i tre quadranti di Todi della prima epoca che conserviamo in questo medagliere. Qui l’epigrafe è ; e nell’iscrizione iguvina abbiam queste prime due lettere con questa medesima forma di digamma quadrato ; nell’epigrafe tudertina abbiamo questa medesima foggia di , non già la triangolare dell’epigrafe di Volterra . Finalmente dodici diverse impronte conta Todi nelle sei monete della sua serie; e dodici ne debbe aver questa, che quattro ne conta in due monete.

La maggiore difficoltà consiste ora nel trovare nell’Umbria un popolo od una città, di cui possa dirsi propria quella tronca epigrafe. Cominceremo la nostra ricerca rammentando a’ nostri lettori il fatto delle iscrizioni di queste nostre monete, tanto discordanti da’ nomi che ebbero le città italiche cadute che furono in poter de’ romani. Il nome umbro di Todi fu , il nome romano Tudertum: i confederati di Gubbio si davano il nome di , ma i romani li chiamarono Eugubini. Di Volterra e di Chiusi parleremo qui appresso, e vedremo in esse eguali trasformazioni. Posto ciò sarebbe vana presunzione il voler trovare il nella latina geografia dell’Umbria col suo nome primitivo così intatto, che non abbia anch’esso sofferta una qualche alterazione. La fiorente città di Spello, città umbra posta quasi nel mezzo della linea che divide Todi da Gubbio, Hispellum fu chiamata d’ romani. Noi sospettiamo che ad essa sola spetti la presente epigrafe. Nella lingua de’ secoli migliori di Roma in troppo gran numero sono gli esempj del primitivo rotacismo trapassato a forme meno aspre e dure. Oltredichè nella epigrafe del sestante, quantunque meno conservata, abbiamo per terza lettera non il del quadrante, ma forse quel monogramma in cui gli umbri annodavano il col ; talché qui forse dovrebbesi leggere in luogo del semplice : ed i romani che al primo loro mettere il piede nell’Umbria pronunciavano forse Hirspellum o Hirspellud, ne’ tempi successivi di migliore eleganza non dissero più che Hispellum. Tale è la nostra sentenza intorno a questa moneta: il tempo scoprirà se con essa andiam lontani dal vero. Il tempo che lentamente trae in luce tutto ciò che è sepolto nelle oscure viscere della terra, ci darà un giorno a vedere il triente, il semisse e l’asse di questa officina. Su di esse tre monete si avrà la leggenda tutta intera come nella serie di Todi; e vi leggerem per ventura v.

Gitteremo innanzi un’ultima congettura intorno alla ragione di questa voce. Nel paese de’ rutuli trovammo la sede primitiva di Pico e Fauno, trovammo un irpo in alto di mettersi in viaggio, trovammo una ruota simbo