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dotto pugliese è esposta alla azione distruttrice delle onde sismiche. Inoltre bisogna tener presente che nel tratto circostante al Vulture essa interessa un’altra zona sismica, la cui tipica manifestazione successa nel 1851, sappiamo aver distrutto quasi interamente Melfi, Rapolla e Barile e cosparso di rovine più o meno gravi il territorio circostante. La violenza dell’interna concussione fu tale che determinò innumerevoli squarciature nel suolo: fra i varì esempì che potrei citare ne ricorderò uno solo tratto dalla memoria di Palmieri e Scacchi, i quali annotarono che «per fermo a Porta Calcinara [di Melfi] il suolo si aprì con fenditura larga oltre un metro e mezzo, e poco appresso le mura di quella porta sparvero inabbissate...».

Oltrepassato il Vulture il grado di sismicità scema notevolissimamente. Nessuna notizia è a mia cognizione riguardo gli effetti causati agli edificì nella Terra di Bari dalla convulsione del 1456 più volte ricordata, ma è quasi certo che pur essi abbiano risentito danni gravi: riguardo alla penisola Salentina sappiano che in tale occasione ebbe a piangere molte rovine. L’attività sismica corocentrica è ad ogni modo ben lieve, eccettuata in una ristretta zona fra Barletta, Canosa, Acquaviva e Bari che à dato qualche rara manifestazione abbastanza risentita.

Passando ora alla Capitanata ricorderò che oltre all’area sismica circostante a Foggia messa a soqquadro nel 1731, il tratto estremo della diramazione dell’acquedotto, quello che da Lucera volge al lago di Lesina, cade fra l’altro nella zona disastrosa del terremoto del 1627, una delle più micidiali manifestazioni sismiche che abbiano colpito tale provincia.

L’esperienza non ci offre dati speciali relativi alla resistenza che offrono gli acquedotti alle commozioni telluriche: ma bisogna tener presente che i formidabili urti, specie sussultorì, non possono a meno che recare immenso pregiudizio ad opere che richiedono la più grande stabilità.

È ormai accertato che i fenomeni di indole meccanica, proprì in modo speciale alle aree epicentrali e mesosismiche, dove massimi risultano gli effetti dinamici della convulsione tellurica, possono pur anco alterare profondamente i rapporti fra gli strati.

Sono note le spaccature accompagnate da spostamenti verticali delle masse rocciose e da movimenti in senso orizzontale, che modificano sensibilmente le condizioni della superficie del suolo, riuscendo assai dannose alle costruzioni presso cui si determinano. In tutti i trattati di Geologia si trovano raffigurati due esempì a tal uopo assai istruttivi: il sol-