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Non è mio compito discutere sulla stabilità del terreno nel luogo ove sorgeranno le opere di presa: ne sulle numerose difficoltà che presenterà la perforazione della grande galleria destinata al valico dell’Appennino: galleria lunga m. 12.730 in gran parte scavata entro le argille scagliose, formazione infausta che insieme a quella degli argilloscisti, è stata la causa precipua di spese immani per assicurarne la stabilità e la solidità ai manufatti di parecchie nostre ferrovie, per le quali il costo di esecuzione, a conti fatti, à superato del doppio ed anche del triplo il preventivato.

Come si rileva dalla relazione a stampa, il tratto di acquedotto fra Caposele ed il Vulture à presentato al Genio Civile progettante la colossale opera le maggiori difficoltà: ed è pure tale tratto, che condizioni topografiche e litologiche ànno reso già si difficoltoso, che conviene studiare anche dal punto di vista sismologico.

Un rapido esame alle mie carte sismiche, a quella cioè che rappresenta la frequenza e la intensità dei terremoti, ed all’altra che porta tracciate le aree di scuotimento, ci fa conoscere come la zona entro cui decorre la parte più importante e più costosa del progettato acquedotto, interessa appunto una regione tristamente celebre per la sua attività sismica, vantando essa catastrofi immani causate da terribili e frequenti convulsioni sismiche che ànno distrutto completamente interi abitati, causando la morte a migliaia e migliaia di persone; che ànno sconquassato e sconvolto il suolo, determinando spaccature profonde, franamenti innumerevoli attestanti la estrema violenza ivi spiegata dal parossismo delle forze endogene.

Ma per meglio concretare i concetti che andrò era esponendo, traendoli in gran parte dal mio volume I terremoti d’Italia — al quale rimando per le fonti e per la discussione dei documenti — e dalla pratica che mi à dato un quindicennio di studì in modo speciale dedicati alle ricerche di topografia sismica, ò pensato di presentare al lettore l’unita carta della regione che interessa il nostro argomento, costrutta in base alle più accurate ricerche ed a documenti di valore inoppugnabile.

Nei pressi di Caposele, paese in gran parte minato da rovinosi franamenti, si trova l’epicentro del disastroso terremoto del 9 aprile 1853. Tale località, come comprovano le notizie pervenute al governo d’allora, è stata quella che più violentemente à provato gli effetti del parossismo tellurico che fece rovinare molte case e molte altre rese crollanti: Teora pure in tale triste congiuntura rimase molto conquassata, essendo ivi diroccati oltre un centinaio di fabbricati. In Calabritto invece le rovine furono minori, quantunque gravi siano stati i danni inferti agli edifici,