viene che se il nemico non fugge, si combatte fino allo
sterminio. Perché, siccome schivano quanto possono di venir a fatto d’arme, e conducono a quest'effetto soldati forastieri; così quando sono astretti di combattere vi corrono tanto arditamente, quanto prima studiosamente lo hanno schivato. Non s'infuriano da principio, ma a poco a poco pigliano vigore, con animo fermo di morire piuttosto che dare le spalle. Quella sicurezza delle cose al vivere necessarie, senza l’affanno dei loro discendenti (il che in ogni luogo indebolisco gli spiriti generosi) fa gli Utopiensi di animo altiero, e che si sdegna di esser vinto. Si fidano ancora nella perizia che hanno nella guerra, ed anco le dritte opinioni e i buoni istituti della repubblica ehe hanno imparati dalla fanciullezza, aumentano in essi la virtù, con la quale non tanto sprezzano la vita, che la gettino, nè tanto l'hanno cara, che, richiedendo onesta causa di esporla alla morte, se la vogliano avaramente e con biasimo conservare. Quando più fiera in ogni parte arde la pugna, alquanti giovani congiurati mirano ad uccidere il principe nemico, ora a faccia aperta, ora con inganno, di lontano e d’appresso con lunga e continuata squadra, sostituendovi ognora i più freschi agli stanchi. E di rado avviene, se non fugge, che non rimanga morto o prigione. Se sono vittoriosi, non attendono ad uccidere inimici che fuggono, ma piuttosto li pigliano. Nè mai tanto li perseguitano che non tengano sempre una squadra in ordinanza, e piuttosto li lasciano fuggire che guastare i propri loro ordini, avendo memoria che molte fiate essendo rotto il campo avverso, i vittoriosi spargendosi qua e la, e lasciando pochi per retroguardia, hanno dato occasione al nemico di farsi di vinto vittorioso. Non saprei narrare se siano più astuti a disporre le insidie o più accorti a schivarle. Alle volte penserai che fuggano, quando sono più ostinati di non fuggire, nè si può a segno alcuno indovinare quando da dovero si dispongono di farlo. Perchè sentendosi in disvantaggio nel