falsa immagine di voluttà coloro, che si tengon nobili, per esser nati da progenie, la quale per molte età sia stata ricca, quando che non conoscono altra nobiltà: benchè non si tengono men nobili, quantunque non sia lasciata loro da’ maggiori alcuna facoltà, ovvero essi l’abbiano consumata. A questi si aggiungono coloro che si dilettano di gioie, e si reputano Dei, quando avviene che ne abbiano qualcuna di gran prezzo, e molto stimata a sua età. Non la comprano legata in oro, anzi la vogliono nuda, e con sicurtà che sia buona, tanto temono di essere ingannati. Nondimeno all’occhio umano tanto diletta una gioia fina quanto una finta, non discernendo una dall’altra. Dovrebbe tanto valere la gioia fina come la finta appresso di te, che non sei in questo giudizio differente da un
cieco. Che diremo noi di coloro che conservano soverchie ricchezze solamente per mirarle a lor sollazzo? Godono essi la vera felicità, oppure si trovano ingannati da falsi diletti? Ma quei che nascondono il tesoro, il quale forse non più vedranno, stando in pensiero di non perderlo, lo perdono. Mettendolo sotterra, ove nè a te ne agli altri può servire, nondimeno tu li rallegri poichè hai nascosto il tesoro: e stai con l’animo
sicuro. Se alcuno però te lo rubasse dieci anni prima che tu morissi, ove tu ignori un tal furto, che nocerebbe esso per tutto questo spazio alla tua felicità? Fra gli amatori di vane allegrezze annoverano gli Utopiensi i giocatori di dadi o di carte, i quai giuochi solamente per nome conoscono, e parimenti i cacciatori e gli uccellatori, e dicono: Che sollazzo è gettare i dadi, poichè gettandoli spesso l’uomo dovrebbe saziarsi? non è piuttosto un fastidio udir abbaiare i cani? che maggior diletto è veder un cane seguire la lepre, che un cane l’altro cane? perchè veramente si vede la velocità del correre a questo ed a quel modo. Se ti
diletta veder straziare ed uccidere quell’animaletto, dovresti piuttosto muoverti a pietà mirando la lepre impotente, fuggitiva, timida ed innocente esser stracciata