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libro secondo. 53

ma la principale controversia tra di loro è in qual cosa consista la vera felicità dell'uomo, ovvero se consista in più cose. Ma inchinano più del giusto a credere che nella voluttà consista il viver felice. E si servono a questo della religione, la quale però appresso di loro è grave e severa: nè mai disputano della felicità, che non uniscano insieme alcuni principj tolti dalla religione e dalla filosofia. Senza i quali pensano che la ragione umana sia tronca e debole ad investigare la vera felicità. Quei principj sono tali; che l'anima e immortale, nata per benignità di Dio alla felicità; che alle virtù e buone opere nostre sono assegnati i premi, ed alle scelleraggini i supplicj. Benchè tali principj vengano dalla religione, tuttavia pensano che siano con ragioni e fondamenti umani condotti a crederli, ed a concederli, e levali via questi, confermano arditamente, che ciascuno quantunque stupido è astretto di cercare la voluttà a dritto e a torto: e solamente ha da mirare che un minor diletto non impedisca il maggiore, onde ne segua qualche affanno, che annulli l'avuto sollazzo. Perchè il seguire la virtù, cosi aspra e malagevole, e non solamente cacciar da sé il vivere soave, ma sofferire ancora spontaneamente i dolori, non porta frutto alcuno, se dopo morte non ne segue alcun premio, avendo passato la vita miseramente: e questo giudicano estrema pazzia. Tuttavia non pongono la felicità in ogni voluttà, ma solamente nell’onestà, perchè la natura è tratta a quella, come ad un sommo bene dalla virtù, nella quale sola la parte avversa mette la felicità. Questi dicono che la virtù è un viver secondo la natura, e che siamo creati a questo disposti. E che segue la Natura, colui il quale nel bramare e fuggire le cose ubbidisce alla ragione, la quale primieramente muove gli animi umani ad onorare la divina maestà, alla quale siamo tenuti dell’essere, e per cui siamo capaci della felicità; secondariamente ci ammonisce e desta, che cerchiamo di vivere lietamente con minore ansietà che si può, e che aiutiamo gli altri ad ottenere