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diversi istituti, non mai mi è paruto vedere tanto manifestamente, quanto negli ambasciatori degli Anemolj1. Questi erano giunti ad Amauroto, mentre ch’io mi vi trovava: e perchè venivano a trattare di gran cose, tre cittadini di ogni città aveano precorso il loro arrivo; e parimente gli ambasciatori delle genti vicine, venuti prima. I quali sapendo i costumi degli Utopiensi, che non onorano gli abiti sontuosi, e poco apprezzano l’oro, anzi è tra loro biasimato, usavano presentarsi in vesti quanto meno potevano sontuose. Ma gli Anemolj, ch’erano poco lontani, e aveano poco commercio cogli Utopiensi, intendendo come tutti vestivano rozzamente, si diedero a credere, che facessero questo per povertà, onde più arroganti che savi determinarono di mostrarsi come Dei cogli abiti ornati, e muovere i miseri Utopiensi a meraviglia. Così entrarono nella città tre ambasciatori con cento in compagnia vestiti a vari colori, e molti di seta. Gli ambasciatori, che erano nobili nel paese loro, aveano manti e collane d’oro, anelli d’oro pendenti dalle orecchie, ed altre collane pendenti dai capelli, con gioie e perle lampeggianti: ed in somma erano ornati di quelle cose, che sono appo gli Utopiensi o supplicj de’ servi, o biasimi d’uomini infami, ovvero inezie di fanciulli. Era un giuoco mirare come si mostravano arroganti, quando faceano comparazione dal loro ornamento al vestire degli Utopiensi, perchè tutto il popolo si era ridotto in piazza. Considerate ora quanto si trovarono ingannati della loro speranza, e lontani da quello che immaginavano di ottenere. Questo loro ornamento fu giudicato cosa vergognosa dagli Utopiensi, eccetto da pochi, i quali per giuste cause erano stati a vedere altre nazioni; per il che salutando per signori ogni minimo servo di quelli, pensarono che gli ambasciatori fossero servi e non gli onorarono punto. Avresti veduto i fanciulli che avevano gettato le perle e le gioie, quando le videro pendere dai capelli degli am-

  1. Può interpretarsi nazion vana, popolo frivolo.