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libro primo. 29

dabbene, che essi si emendassero. Perchè sono nella maligna usanza corrotti e guasti, laonde sei astretto con la tua innocenza colorire l'altrui pazzia, senza però che ti riesca di poterli ridurre che si mutino In meglio. Perciò Platone con bellissima similitudine rende ragione perchè si astengano i savi dal maneggiar la repubblica; perchè vedendo il popolo per la piazza sparso esser dalla pioggia bagnato, nè potendo a quello persuadere che si ritiri al coperto; e giudicando vana impresa uscire allo scoperto e bagnarsi, ricorrono essi al coperto, riputandosi aver fatto assai, di essersi ritratti in luogo sicuro, poiché non possono sanare l'altrui pazzia. Quantunque, o Moro, per dire circa quello ch’ io sento la verità, ove sono le possessioni dei privati, ove il tutto si misura coi danari, ivi a fatica, per mio avviso, è possibile che si maneggi con giustizia una repubblica e con prospero successo. E tienti per certo, che non si fa cosa alcuna giustamente ove le cose ottime vengono in mano di pessimi: ovvero, che sia felicità ove il tutto si divide tra pochi; i quali non però stanno molto comodamente, essendo gli altri nelle miserie. Perciò volgendomi per la mente gli ottimi, prudentissimi e santissimi istituti degli Utopiensi, i quali con si poche leggi governano le cose loro tanto acconciamente, che la virtù ha il suo premio; e tuttavia, fatte le cose uguali, tutti ne hanno in copia: paragonando ai loro costumi quelli delle altre nazioni, che sempre ordinano nuove leggi, né mai ne hanno fatto abbastanza, nelle quali nazioni ognuno chiama suo quello che può avere, nè si possono ordinare tante leggi, che siano sufficienti per acquistare, conservare o conoscere il suo dall’altrui; il che manifestano le infinite liti, che non mai hanno fine: considerando io meco stesso queste cose, non mi maraviglio che Platone non si degnasse di far legge a coloro, che non accettavano quelle, con le quali ogni cosa si fa comune. Previde quell'uomo prudentissimo quella esser unica e sola via alla salute, che si faccia un'ugualità