la maestà, e conviensi alla regal dignità, esercitar piuttosto la signoria negli uomini potenti, che sopra i poveri, come volle inferire Fabrizio dicendo, che voleva piuttosto signoreggiare ai ricchi che esser ricco. Ed in vero chiameremo piuttosto guardiano di prigione uno che voglia esser solo ricco ed impoverire gli altri, e fa come l’imperito medico, che non sa cacciare una malattia, senza introdurvene un’altra. Confessi di non sapere signoreggiare ad uomini liberi, o cacci da sè la dappocaggine e la superbia, le quali cose fanno sprezzare, ovvero odiare il principe. Viva egli del suo, misuri la spesa con le rendite, raffreni i mali, e prevenga
con buoni ordini che non si commettano, rinnovi le leggi antiquate, non pigli per alcuna colpa quello che non lascerebbe pigliare ad alcuno giudice. Io proporrei quivi la legge dei Macarensi1, non lontani dall'Utopia, il cui re nella sua creazione giura di non aver mai nell’erario più di mille libbre d’oro e d’argento alla valuta di quell'oro. Dicono che un re, il quale amò più il comodo della patria che il proprio, fece questa legge: parendogli che tanta somma potesse bastare al re per raffrenare i ribelli, o ribattere i nemici con arme, non dargli animo di assaltare gli altrui regni. Per questo specialmente si fece quella legge, e perchè non mancassero danari da cambiare ai cittadini, e da dispensarsi dal re quando fosse necessario. Tal re era temuto dai cattivi, e dai buoni amato. Ma come narrerei tali cose ai sordi? Ai sordissimi, anzi, soggiuns’io; nè giudico, per dire il vero, che si diano tai consigli ove non sono accettati. Come potrà entrare nell’animo loro un parlare tanto insolito, essendo del contrario persuasi? Questa scolastica filosofia può esser grata in un famigliare parlamento tra gli amici, ma nei consigli dei principi, ove si trattano gran cose con grande autorità, giuste cose non hanno luogo. Perciò, disse Raffaello, non ha luogo
- ↑ Che nel greco linguaggio è quanto dire felici.