Possono i loro amici dar loro mangiare e bere, ed abili del lor colore; ma v’è pena la testa a chi dà loro danari, e ad essi che li ricevono. Non è pericolo minore ad uno libero che ricevesse danari da un servo (così chiamano essi i dannati), e parimente ai servi che toccassero arme. Ogni regione fa un segno particolare ai suoi, ed è pena la vita levarselo via, siccome ancora uscire de’ suoi confini, e parlare con servo di altra regione. L’aver disposto di fuggire è pena la testa; il servo consapevole di questa fuga vi lascia la vita, e il libero cade in servitù. Il libero che avvisa di questo fuggire ne riceve danari, ed il servo libertà, ed è
loro perdonato di aver partecipato in questo consiglio. Questo è l’ordine di quel paese circa i ladri, la cui umanità e comodo facilmente si vede, quandochè punisce il vizio e castigalo, trattandoli in tal guisa, che sono astretti ad esser buoni. E tanto è indubitato che non tornano ai passati costumi, che i viandanti si tengono sicurissimi, avendo per guida uno di questi servi: perchè sono senz’arme, con tanto pericolo se loro fossero trovati danari, e senza speranza di fuggire, avendo abito differente dagli altri, onde noi potriano se non ignudi, ma l’orecchia tagliata li farebbe conoscere. Non possono ancora disporsi a fuggire, poichè tanto pericolo portano i consapevoli di questa fuga, ed un tal premio chi la manifesta, nè possono parlare con i servi delle altre regioni. E tutti sperano portandosi bene di acquistare la libertà; perchè ogni anno se ne francano
alcuni, veduta dai magistrati la loro pazienza. Avendo io narrato questo, ed aggiuntovi, che introducendo in Inghilterra simil costume, ne riuscirebbe maggior frutto che di quella giustizia, tanto da quel giureconsulto commendata; egli rispose: non si potrebbe stabilire quest’ordine in Inghilterra che non venisse la repubblica in gran pericolo; e, torta la bocca, tacque, confermando tutti il parere di quello. Allora il cardinale disse: tu sei molto pronto ad indovinare prima che se ne vegga la prova. Ma potrebbe il principe sentenziare a morte