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faceva mestieri sudare d’avvantaggio, tutto agevolmente potevasi scrivere, siccome era stato udito: benchè le mie altre imprese m’hanno lasciato pochissimo tempo a fornire così leggiera cosa, trattando, udendo, determinando e giudicando io assiduamente le cause del foro, visitando or questo per benevolenza o mio debito, or quello per eseguire le faccende importanti. Mentre però dispenso fuori quasi tutto il giorno, ed il rimanente per le mie cose famigliari, non resta a me, cioè alle lettere, tempo alcuno. Perchè ritornato che sono a casa, mi bisogna ragionare con la moglie, gridare coi figliuoli, parlare coi ministri. Tutte le quali cose io annovero in vero tra le più necessarie non volendo essere nella casa propria come forestiere. Perchè dobbiamo esser benigni verso coloro, che o per natura, o a caso, o per nostra elezione ci sono stati dati compagni nel vivere, purchè con la troppa benignità non si corrompa la disciplina, e i servi non diventino padroni. Tra questi travagli passa il giorno, il mese e l’anno. A qual tempo adunque scrivo? Non ho parlato di quello che si consuma nel mangiare e nel dormire, che occupa quasi la metà della vita. Io acquisto solamente quel tempo, che mi rubo dal sonno e dal mangiare. Ma perchè è poco ho proceduto lentamente; tuttavia con esso ho fornito, e alfin ti mando, o Pietro mio, l’Utopia, perchè la legga, e mi ammonisca, ove mi fossi scordato qualche cosa. Quantunque non molto mi temo di questo. Così valessi io per dottrina ed ingegno, come non manco di memoria! Tuttavia non tanto in quella mi fido, che non pensi potermi esser caduto qualche particella di mente. Perchè Giovanni Clemente mio figliuolo, che era presente, poichè non mai lo lascio scostare da alcun parlamento utile, sperando che quest’erba, la quale ha cominciato a verdeggiare, delle greche e latine lettere, debba quando che sia produrre frutto copioso, mi pose in gran dubbio. Perchè, a mio ricordare, Itlodeo narrò che il ponte amaurotico sopra il fiume Anidro è lungo 500 passi. Giovanni mio dice che è solamente 300. Pregoti che vi pensi, perchè se affermerai il medesimo